Approssimazione. Totale. All’Asp. Incapacità di una visione unitaria e burocratizzazione fino allo spasimo. Assenza di elasticità mentale. Ma soprattutto, e qui si dovrebbe intervenire pesantemente, mancanza assoluta di comunicazione tra le varie componenti operative. Ci dice tutto questo la vicenda - assolutamente autentica -, che raccontiamo. Vicenda di una famiglia “sequestrata” in casa 21 giorni tra email, tamponi e telefonate. Ecco la storia, dal racconto del padre. Il 12 novembre mia figlia viene a conoscenza del fatto che il suo istruttore di tennis è positivo, il giorno dopo esegue un tampone privatamente e l’indomani ha il responso: positivo. Il laboratorio privato ci conferma che deve comunicare subito all’Asp l’esito, l’addetto ci dice di metterci tutti in quarantena. Eseguiamo senza alcuna discussione, tutta la famiglia si chiude in casa, mia figlia si isola nella sua stanza, con il suo bagno. Ci aspettiamo quasi in contemporanea un tampone Asp di verifica su mia figlia, visto che quello era privato, ed uno di controllo per tutta la famiglia… ma non arriva nessuna notizia. Ci piacerebbe almeno sapere cosa ci aspetta. Il tempo scorre: il 16, è un lunedì, in mattinata chiamo al telefono un laboratorio privato, visto che dall’Asp non danno alcun segno di vita, per fare il tampone a tutti, ma mi rispondono che non avrebbe alcun valore. I giorni passano: scrivo una email di richiesta tampone a coronavirus@asp.messina.it, spiegando la situazione, lo stesso giorno sia io che mia moglie telefoniamo ad alcuni numeri Asp. Uno di questi si riferiva a quando a marzo ero stato contagiato dal virus e la dottoressa che mi risponde, mostrandosi parecchio infastidita, sbotta nel classico “Chi le ha dato questo numero? Non è più questo ufficio che si occupa dei tamponi”. Meno male, osservo, speriamo che il servizio sia migliorato, visto che allora, fortunatamente dopo aver superato tutto autonomamente chiuso in casa con una settimana di febbre e parecchi dolori articolari, il primo tampone me lo fecero dopo un mese, quando ormai ero negativo. E i giorni passano: il 18 novembre, è un mercoledì, inoltro nuovamente l’email inviata in precedenza, sollecitando ancora una volta notizie e l’esecuzione del tampone. Nel pomeriggio dello stesso giorno telefona l’Asp, un certo dottore Taldeitali, che non conosceva la mia email, chiede di parlare solo con mia figlia e non vuole dare indicazioni. Le chiede con chi aveva avuto contatti stretti e lei comunica i nomi dei conviventi. Ed io finalmente mi tranquillizzo e penso, anche se in maniera molto sfuggente, stanno gestendo la situazione… si faranno sentire presto. M’illudo. In serata, siamo sempre al 18 novembre, “Coronavirus”, l’entità internettiana immaginifica che si manifesta quando vuole lei, ci invia una email con oggetto “Prescrizione isolamento domiciliare caso covid e conviventi”, specificando a tutti la permanenza domiciliare fino al termine della quarantena prevista dalla normativa vigente (circolare del ministero della Salute n. 32850 del 12/10/2020). Siamo a giorno 20 novembre. In risposta alla prescrizione sollecito nuovamente… ma non succede nulla. Giorno 22, è domenica, ci chiama l’Asp, ci chiedono la disponibilità per eseguire il tampone il lunedì successivo. Arriva, quindi, un’email da “Usca”, altra entità sovrannaturale, di convocazione per il tampone. A riprova della totale approssimazione che vige in quelle segrete stanze, arrivano ben due email a mia moglie, in cui ci convocano una volta per lunedì 23 alle 11, in un’altra alle 12. Ma la cosa veramente scandalosa è un’altra: nelle email sono visibili in chiaro gli indirizzi di tutti i convocati… alla faccia della privacy. Siamo a giorno 23 dell’anno del Signore 2020, è di nuovo lunedì, è l’11° giorno dal tampone positivo di mia figlia. Dai che oggi usciamo. Ci muoviamo con due auto, per limitare il contatto con mia figlia solo a mia moglie. Ci sarà la fila… e infatti, giunti allo stadio San Filippo, puntuali alle 10.30, c’è la fila, non si vede quanta… Passano quasi cinque ore. Alle 15.45 finalmente ci fanno il tampone. Speriamo almeno, mi dico, che non sbaglino e non li perdano per strada. Di nuovo chiusi in casa aspettiamo il risultato: come da convocazione non prima del 27 (dopo 4 giorni, mentre nel resto della nazione e del mondo conosciuto i responsi si hanno in giornata). Da giorno 27 cominciamo a sollecitare con email, mie, di mia moglie e di mia figlia. Sempre giorno 27, mia moglie riesce ad avere risposta dal numero 090/3652429. Ma non sanno cosa dire, sono solo molto infastiditi. Chiediamo se per esigenze lavorative possiamo fare il tampone privatamente e ci dicono “Ma voi potete fare quello che volete…”. Mah. Finalmente giorno 28, una dottoressa, molto gentilmente, ci comunica l’esito dei tamponi, che però non compare sul portale dell’Asp. Il tempo passa. Giorno 29, mandiamo un’altra email. Lo stesso giorno, evidentemente unta dall’Entità, mia moglie, finalmente riesce a dialogare dopo ore di prove con il numero verde di Usca. Ma... non hanno ancora notizie. Tutti i giorni della nostra segregazione, un po’ per celia un po per non languir, abbiamo composto, tante e tante volte, questo numero verde, che squillava invano. Mia moglie, felice per il dialogo, chiede se essendo passati i 14 giorni possiamo ritenerci liberi… La risposta è: “Per l’Asp di Messina questo non vale per i conviventi”. Ma come? Questo non è lo spirito della circolare ministeriale se il contagiato asintomatico si isola dal resto dei conviventi, come noi abbiamo fatto con mia figlia. “Aspettate il risultato e poi, se tutti negativi, arriva la liberatoria”, dice l’interlocutore. Intanto sono passati 7 giorni dall’esecuzione del tampone e dobbiamo sperare che il risultato sia negativo per tutti, altrimenti per “l’Asp di Messina” chissà quando finirà l’avventura. Giorno 30, siamo al 18° giorno, ancora nessuna notizia… Mandiamo altre email e telefoniamo… dopo parecchie ore tempo ci rispondono che i nostri risultati non sono sul portale. La fine è questa: solo la sera del 2 dicembre arriva per mail la liberatoria per tutti, dopo altri giorni passati al telefono e al computer. Ieri è arrivata un’altra telefonata che... convocava mia figlia per un nuovo tampone giorno 5 dicembre. Ma come, mi scusi, se ci avete già dato la liberatoria giorno 2? Risposta: Ah, mi scusi, ci siamo sbagliati.