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Bilanci comunali falsificati a Messina, in appello tutti assolti con formula piena

Palazzo Zanca

Tutti assolti. E con formula piena. Si conclude così il processo d'appello sui bilanci comunali a Messina, che secondo la Procura tra il 2009 e il 2012 sarebbero stati "falsificati" per evitare il dissesto economico del Comune.

La sentenza emessa dal collegio presieduto dal giudice Francesco Tripodi ribalta totalmente la prospettazione del primo grado, furono 28 condanne all'epoca, e va anche oltre le richieste dell'accusa in appello. Scagionati completamente quindi l'ex sindaco Giuseppe Buzzanca, i componenti delle sue giunte comunali e poi  amministratori, funzionari comunali e revisori dei conti.

La richiesta dell'accusa, il 5 ottobre scorso, formulata dal sostituto Pg Adriana Costabile, era stata in appello quella di un vero e proprio “ribaltone giudiziario” rispetto alla sentenza di primo grado: solo 4 conferme e poi 6 riduzioni di pena, quindi 13 assoluzioni piene e 11 dichiarazioni di prescrizione. Sostanzialmente per due ordini di motivi: la prescrizione rispetto ai documenti contabili del 2009 e 2010, e poi - secondo ormai un consolidato orientamento della Cassazione - la divisione netta tra responsabilità penale dei funzionari tecnici e degli amministratori politici.

Oggi i giudici hanno invece assolto tutti, politici e tecnici, dichiarando la prescrizione solo per un capo d'imputazione secondario a carico dell'allora ragioniere generale Ferdinando Coglitore.

Nel 2014, quando scattò l'inchiesta, furono ben 73 in totale gli indagati: tra amministratori pubblici, consiglieri comunali, funzionari di Palazzo Zanca e revisori dei conti dei 4 anni di amministrazione comunale che andavano dal 2009 al 2011. Tutti furono accusati, a vario titolo, delle ipotesi di reato di falso ideologico e abuso d’ufficio.

L’intera giunta Buzzanca, due consigli comunali, funzionari e revisori dei conti, furono chiamati a rispondere sui motivi della mancata dichiarazione di default, che secondo l’accusa avrebbe dovuto essere formalizzata sin dal 2009. In pratica – secondo la Procura – gli indagati avrebbero omesso di dichiarare il dissesto e, invece, avrebbero approvato entrate, uscite e previsioni di spesa.

In concreto "funzionari comunali, amministratori pubblici, consiglieri comunali e revisori dei conti pur nella piena consapevolezza di debiti fuori bilancio e del mancato stanziamento di somme sufficienti al finanziamento dei debiti stessi, avrebbero formato e approvato i bilanci".

Per altri indagati, invece, all’ipotesi di falso venne aggiunta anche quella del reato di abuso d’ufficio, consistente “nell’aver aggravato, anno dopo anno, il dissesto ritardandone la formalizzazione”. Oggi tutto è stato "cancellato" dai giudici d'appello con l'assoluzione piena.

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