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I nuovi assetti dei clan di Giostra a Messina, chiesti patteggiamenti e riti abbreviati davanti al gup

Tre punti fondamentali hanno caratterizzato l'udienza preliminare dell'operazione "Dominio", sul nuovo assetto del clan di Giostra a Messina: due patteggiamenti, una serie di istanze di ammissione al rito abbreviato e un nuovo collaboratore di giustizia.

Davanti al gup Valeria Curatolo, tutti gli imputati hanno chiesto di essere giudicati col giudizio abbreviato, ad eccezione di Stellario Brigandì e Giovanni Ieni che hanno patteggiato il primo 4 anni di reclusione e 8.000 euro di multa, il secondo 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a 12.000 euro di multa.

Dal canto suo, l’accusa, rappresentata dai pm Liliana Todaro e Maria Pellegrino, ha depositato nuove dichiarazioni accusatorie da parte del Vincenzo Barbera – fratello di Gaetano –: anch’egli ha deciso di passare dalla parte dello Stato e raccontare alcune dinamiche del sodalizio attivo nella zona nord. Consegnati dai pm pure altri atti a riscontro delle testimonianze dallo stesso rese. Nello specifico, hanno manifestato la volontà di saltare la fase dibattimentale Alberto e Michele Alleruzzo, Angelo Arrigo, Vincenzo Barbera, Orazio Bellissima, Nicola Galletta, Cosimo Maceli, Pasquale Pietropaolo, Antonino Stracuzzi, Gaetano Barbera, Salvatore Bonaffini e Giuseppe Cutè.

Era lo scorso dicembre quando la Squadra mobile eseguì 14 ordinanze di custodia cautelare. Il reato di associazione mafiosa addebitato agli ex collaboratori di giustizia Nicola Galletta, Salvatore Bonaffini e Pasquale Pietropaolo, oltre a Cosimo Maceli e Orazio Bellissima, i quali avrebbero fatto parte di un gruppo dedito all’acquisto, distribuzione e cessione sul mercato di sostanze stupefacenti, nello specifico marijuana e cocaina.

Individuati come promotori Galletta, Pietropaolo e Bonaffini, «con compiti direttivi e di organizzazione», dediti principalmente al reperimento della droga nel Catanese e Messina e al successivo smercio. A Bellissima, toccava trasportare la “roba” da Catania alla città dello Stretto, «dietro riscossione del prezzo di vendita», mentre Maceli avrebbe dovuto «tenere i contatti con i fornitori e con gli altri acquirenti, in particolare con il gruppo capeggiato da Angelo Arrigo». Gli stessi cinque indagati, più l’ex pentito Gaetano Barbera, avrebbero «costituito e fatto parte di un’associazione di tipo mafioso finalizzata al controllo del quartiere di Giostra, anche mediante delitti contro la persona e il patrimonio», «diretti al conseguimento di profitti ingiusti che confluivano in una cassa comune, nonché all’acquisizione in modo diretto o indiretto della gestione o comunque del controllo di attività economiche, specie nel settore delle sale giochi». I dominus? Per la Dda erano Gaetano Barbera e Nicola Galletta.

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