Saranno celebrati questa mattina alle 10 nel Duomo di Messina i funerali di Nino Calarco, storico direttore della Gazzetta del Sud (giornale che ha guidato per 44 anni, dal 1968 al 2012) e per oltre vent’anni direttore di Rtp e presidente della fondazione Bonino-Pulejo. Nel rispetto delle disposizioni anti-Covid, potranno partecipare alle esequie nella Cattedrale non più di duecento persone. Numerosi, anche ieri, i messaggi di cordoglio inviati al nostro giornale e alla famiglia del Direttore (che si è spento martedì scorso a 87 anni). Calarco, scrive l’ex ministro Agazio Loiero, «anche se dirigeva un giornale che si rivolgeva in forma prevalente a due regioni, aveva uno sguardo attento sull’Italia, nel senso che la sua visione non era mai banale. C’era sempre un percorso “altro” nell’interpretazione dei fatti che si abbattevano sulla storia nel nostro Paese, spesso modificandone il profilo. L’esperienza di parlamentare, per quanto breve, non fece che accrescere il suo bagaglio di conoscenza, facendolo diventare anche uno storico di qualità». Don Giovanni Scarpino, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale calabra, ricorda Calarco come «apprezzato e scrupoloso giornalista che, in anni non del tutto facili, ha cercato, in ogni modo, di portare avanti un'informazione libera e concreta, analizzando in maniera obiettiva la situazione della nostra nazione e del nostro Sud, costruendo un "ponte d'informazione" tra Calabria e Sicilia». Calarco, afferma l’ex senatore Enzo Palumbo è stato «un grande giornalista e un ottimo senatore, e ricordo che nel 1983, quando fui eletto in Senato, la mia prima visita la feci proprio a lui che in quell’occasione non aveva avuto analoga soddisfazione, pur avendo ben lavorato; da allora non mi è mai mancata la sua disponibilità ogni volta che gli chiedevo di pubblicare un mio articolo, anche quando cessai dal mandato e anche quando ci trovavamo in dissenso. E, da messinese, non scorderò mai che, se ogni giorno sgorga acqua dai nostri rubinetti, lo dobbiamo alla sua battaglia per il Bufardo». «Con Nino Calarco – scrive il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini – scompare un grande giornalista, ma soprattutto un grande uomo del Meridione, un paladino sincero e coraggioso delle genti del Sud. Calarco ha sempre rincorso il sogno dell’unione tra la Sicilia e la Calabria, emblema del riscatto delle nostre meravigliose regioni. È stato il presidente della società Stretto di Messina che ha perseguito con impegno l’obiettivo della realizzazione del ponte. Ora tocca alle nuove generazioni onorare il suo impegno, lavorando per la realizzazione di un’infrastruttura che tutti, dal Governo al Parlamento, ritengono essenziale per rilanciare il sistema Italia». «Con Nino Calarco – secondo il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri – se ne va un importante pezzo di storia del giornalismo calabrese e siciliano. Nino Calarco ha diretto e guidato per 44 anni, assieme all’editore Uberto Bonino e a Gianni Morgante, la Gazzetta del Sud facendola diventare un giornale di assoluto livello e di consolidata credibilità, specchio fedele e quotidiano delle regioni e delle comunità di riferimento». «Esprimo cordoglio ed estrema vicinanza a tutta la “Gazzetta del Sud” per la perdita di un cervello acutissimo e di una penna sopraffina come quelli di Nino Calarco, per 44 anni storico direttore del quotidiano dello Stretto e per più di vent’anni anche direttore dell’emittente televisiva Rtp». Così il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. «Una personalità complessa e affascinante come quella di Nino Calarco, galantuomo – evidenzia l’inquilino di Palazzo Alvaro – contraddistinto da un garbo d’altri tempi, si fa ricordare con emozione in tutte le sue sfaccettature: il solerte impegno politico-istituzionale da senatore della Democrazia Cristiana che si spese profondamente per sollevare il popolo messinese dallo scempio delle baracche, l’onere della presidenza della società Stretto di Messina spa che assunse per un quarto di secolo, l’attenzione con cui guidò per anni la Fondazione Bonino-Pulejo. Al giornalismo, alla politica e alla società dell’intera area dello Stretto – osserva Falcomatà – la sua iconica figura mancherà profondamente».