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Il rebus di Viviana e Gioele nelle mani degli esperti, oggi l'autopsia sui resti del bambino

Lo scenario da oggi si sposta definitivamente nei laboratori delle investigazioni scientifiche, i riflettori si accendono su analisi ed esami. Necessariamente da lì dovranno emergere gli elementi utili per indirizzare le indagini, oltre ogni ragionevole dubbio, per capire cosa sia successo alla deejay di 43 anni Viviana Parisi ed al figlio Gioele, morti nelle campagne di contrada Sorba a Caronia.

Quella di ieri è stata una giornata particolarmente convulsa, fitta di interlocuzioni tra le parti ed il team di esperti scesi in campo per trovare la verità. Solo a tarda sera si sono conclusi gli accertamenti tecnici sui luoghi del ritrovamento, mentre già nel pomeriggio era stato reso noto lo slittamento dell’autopsia sui resti del piccolo Gioele alle 8 di questa mattina al Policlinico di Messina.

Ieri il confronto tra le parti alla Procura della Repubblica di Patti, dove sono state espletate le corpose procedure di conferimento formale degli incarichi. Le domande su cui si concentrerà il lavoro della “task force” sono innanzitutto quelle essenziali: Quando, dove e come sono morti Viviana e Gioele? "Gli accertamenti investigativi – spiega il procuratore Angelo Cavallo – si presentano tuttora molto articolati e proseguono in ogni direzione, senza tralasciare, come già detto, alcuna ipotesi”.

Eseguita una Tomografia assiale computerizzata (Tac) al Policlinico di Messina sui resti del corpo del bambino. La Tac, spiega Daniela Sapienza, medico legale della task force di esperti, è servita ad effettuare dei «rilievi antropometrici» per «correlare il soggetto all’età anagrafica, sesso, e quanto utile per fare i rilievi antropologici» e per poter consentire la possibile «identificazione» della piccola vittima.

Dalla Tac è emerso che c'erano delle piccole pietre tra i resti del bambino, potrebbero essere utili per stabilire il luogo e il momento della sua morte. In attesa dei primi risultati dell’esame medico legale, nell’ospedale Policlinico di Messina ci sono i familiari di Gioele: il padre Daniele Mondello, la zia Mariella e il nonno Letterio.

«Il miasma è ancora presente nell’aria. Mi chiedo come sia possibile che nessuno, non solo di coloro che si sono adoperati per le ricerche, ma anche degli abitanti del luogo, non abbia percepito questo cattivo odore. Eppure è una zona con una certa densità abitativa». Lo ha detto l'avvocato Claudio Mondello, cugino e legale del padre del piccolo Gioele.

«Anche il cadavere di Viviana era a 15-20 metri da una proprietà recintata - aggiunge - è impossibile che nessuno
abbia visto, anzi sentito, alcunché». L’avvocato ipotizza che il corpo del bambino sia stato «verosimilmente trascinato nel luogo dove poi è stato ritrovato» e che «non si conosce la posizione originaria, quella in cui è morto».

Si faranno ulteriori ricerche per individuare altri resti del corpicino di Gioele, «quindi verranno eseguiti ulteriori accertamenti in quella zona». A dirlo l’avvocato Pietro Venuti, legale della famiglia Mondello al Policlinico di Messina, dove si svolge l’autopsia sul bimbo.

«Ieri sera fino a tardi - spiega - abbiamo fatto il percorso per vedere se era possibile effettuare uno spostamento o comunque un cammino che portava da una parte all’altra della collina. L’itinerario però è abbastanza difficile da percorrere».

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