Un «rapporto di carattere anomalo», poi risultato «gravemente illecito», tra Antonino Bonaffini, detto “Ninetta”, e un esponente delle forze dell'ordine, il maresciallo dei carabinieri Salvatore Bonavolontà, in servizio nella Polizia giudiziaria della Procura di Messina. Rapporti e intrecci poco limpidi tra quest'ultimo e un altro carabiniere, il romettese Antonino Capurro, pure lui sotto indagine. Insomma, un sottobosco di trame che cancellano il teoricamente invalicabile muro che dovrebbe separare “buoni” e “cattivi”, mischiando pericolosamente le carte in un ipotetico gioco “guardie e ladri”.
È questo il quadro che emerge dall'operazione che ha portato, nello scorso fine settimana, all'arresto di Antonino Bonaffini, Salvatore Bonavolontà (entrambi ai domiciliari) e Filippo Bonaffini, figlio di “Ninetta”, sottoposto all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
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