La mafia dei Nebrodi pagava ai mediatori compiacenti e disonesti 250 euro per ogni pratica falsa. E ha incassato milioni di contributi con il denaro rubato all’Unione Europea sui terreni “fantasma”. Per decenni, addirittura «... dal 1997 ad oggi».
La mafia - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - «faceva le truffe all’Agea da sempre», avendo «particolari competenze». E anche quelle sui noccioleti. Chissà quanto denaro è stato drenato in tutto questo tempo. In parte sarà anche transitato e “dorme” su conti esteri.
Sono letteralmente devastanti le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia della recente operazione “Nebrodi” sulle truffe all’UE, ovvero Carmelo Barbagiovanni “muzzuni”, Salvatore Costanzo Zammataro e Giuseppe Marino Gammazza “scarapocchio”. Tre mafiosi saliti sul carro dei pentiti da un paio di mesi che hanno letteralmente “rivoluzionato” le conoscenze in questo settore, ampiamente sfruttato dalle organizzazioni criminali per decenni. Una ulteriore, fondamentale conferma di quanto emerse nel gennaio scorso, quando scattò il maxi blitz. Adesso sono per esempio le dichiarazioni dell’ex componente dei Batanesi Carmelo Barbagiovanni a cristallizzare un modus operandi che è andato avanti per anni “senza che nessuno se ne accorgesse”, si fa per dire.
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