La Corte d'appello ha assolto il cardiochirurgo dell'ospedale Papardo Francesco Patanè, con la formula "perché il fatto non sussiste". Difeso dall'avvocato Salvatore Papa, il medico era stato condannato dal giudice Massimiliano Micali a un anno (pena sospesa) per omicidio colposo, in relazione ad una vicenda sanitaria avvenuta nel dicembre 2012: il decesso della 79enne Maria Camelia, originaria di Antillo, paziente che «da tempo soffriva di insufficienza renale ed era affetta da diabete mellito», la quale dopo essere stata sottoposta ad un intervento per la sostituzione della valvola aortica nel novembre del 2012, morì il successivo 4 dicembre «per shock emorragico». Il giudice aveva anche stabilito il risarcimento in sede civile per i familiari della donna.
Secondo quanto denunciarono i figli della paziente, rappresentati come parte civile nel procedimento dall’avvocato Fabio Mirenzio, Patanè eseguì l’intervento chirurgico, a detta dei sanitari «perfettamente riuscito». Poi un nuovo approccio sulla paziente nel tentativo di aspirare del liquido, che ne avrebbe provocato la morte.
In particolare, secondo l’accusa, su una «paziente in stato di ipocoagulabilità», effettuò un «intervento di toracentesi evacuativa destra in modo non proceduralmente corretto (inserendo l’ago troppo profondamente e/o troppo caudalmente), provocava una perforazione del parenchima epatico sulla superficie del settimo segmento, così cagionando un’emorragia interna a seguito della quale Camelia Maria, sottoposta ad intervento chirurgico d’urgenza, decedeva».
«Nostra madre aveva quindi patito - scrissero i familiari nella denuncia -, una grave lacerazione del fegato con conseguente emorragia, da attribuirsi con ogni probabilità ai “diversi tentativi di toracentesi dx” eseguiti nel pomeriggio dal Dott. Patanè».
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