Non c'è due senza tre, non fa eccezione il bando comunale per il ricovero dei cani randagi del Comune di Messina. Nonostante la doppia marcia indietro delle precedenti gare, condite da ricorsi annunciati, tavoli di confronto promessi con le associazioni dei volontari, polemiche e poca chiarezza, Palazzo Zanca ci riprova di fatto perpetuando le stesse scelte del recente passato.
Anche il terzo bando, definito lo scorso 9 giugno, presenta infatti le stesse caratteristiche dei due precedenti, ai più riprese contestati da animalisti ma anche da esponenti politici, soprattutto del Movimento 5 Stelle ma non solo.
«Incredibilmente il bando non è finalizzato a soddisfare l'obbligo della prevenzione, indispensabile per contenere e ridurre il fenomeno del randagismo, si prevede la deportazione di randagi accuditi gratuitamente da anni dalle associazioni animaliste, tra l'altro in numero inferiore di quelli indicati in quanto i volontari si preoccupano di affidarli e trovare loro una famiglia – commenta Caterina Arcovito, presidente di Amici del cane onlus -. Cosa vogliono fare i burocrati comunali un bando ogni sei mesi per ricoverare i nuovi randagi mentre il fenomeno andrebbe prima contenuto e poi risolto con l'aiuto indispensabile del volontariato? I funzionari trattano i cani come pacchi da sistemare su scaffali e non come animali senzienti».
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