È un po’ come se avessimo cancellato tutti questi mesi angosciosi di clausura forzata. Alla prima occasione la movida in centro è nuovamente “esplosa”. E sono evidenti una serie di situazioni critiche che si sono riproposte in quest’ultimo fine settimana. Ne parliamo con il questore di Messina, Vito Calvino.
- Allora, ci ritroviamo dopo la quarantena con gli stessi problemi di prima?
«Beh, non la porrei su questo piano la questione, piuttosto sulla necessità di esprimere un giudizio critico nei confronti dei soggetti che non osservano le norme cosiddette “anti-assembramento”. Ovviamente, e questo è giusto sottolinearlo, la maggior parte di chi in questo periodo si riappropria dei propri spazi di libertà dopo questo lungo periodo di sacrifici, si dimostra ancora seria e responsabile, così come i messinesi, lo ribadisco, sono stati irreprensibili nel periodo di isolamento. Allora quello su cui riflettere è che bisogna rimanere sugli esempi positivi, bisogna evitare il rischio di pericolosi effetti traino di tipo emulativo sui comportamenti poco virtuosi».
- Cosa vuol dire con questo?
«Non può essere solo la paura del virus ad essere il “regolatore” dei nostri comportamenti. Ci auguriamo ancora che questo lungo periodo ci abbia indotto ad una serie di riflessioni, ad un po’ di senso civico in più, ad un senso di appartenenza più sviluppato, e dico anche di autotutela, in questi tempi, che per forza di cose deve passare da un processo di responsabilizzazione individuale e anche familiare, sociale, e delle categorie produttive. Non si può non fare riferimento ai titolari dei locali, il loro ruolo è fondamentale. Tutti ci rendiamo conto di quello che ha rappresentato il lockdown in questa e in tutte le altre città del pianeta, però non c’è alternativa: si riparte rispettando le regole, altrimenti non si va da nessuna parte».
- Che situazione c’è in città dopo la ripresa?
«Io giro molto, mi piace constatare quella che è la vita della città, e vedo tantissimi titolari di esercizi commerciali che stanno facendo sforzi indicibili per rimettersi in marcia, molto desiderosi di fare con grande volontà e determinazione tutti gli sforzi necessari per riprendere, magari in maniera limitata, in attesa di tempi migliori. Io li ammiro molto questi commercianti, sono una parte importante della nostra economia, c’è bisogno di loro, e io sono sicuro che i loro sforzi saranno ripagati nel tempo. In questo momento devono avere molta pazienza, ma come dicevo prima, lo ribadisco, bisogna rispettare le regole altrimenti non si va da nessuna parte. Ho letto e anche apprezzato le dichiarazioni delle associazioni di categoria, era giusto che le facessero, ed è sacrosanta e apprezzabile la loro richiesta di fermezza e di sanzioni pesanti. Certo, mi auguro che oltre alle parole poi seguano i fatti, oggi più che mai c’è bisogno che ognuno faccia la sua parte».
- C’è il caso della dodicenne che consumava alcol, secondo lei è isolato o è la spia di un forte abbassamento della soglia d’età del consumo di bevande alcoliche?
«Mah, credo che una proiezione statistica rispetto al consumo non sia il punto centrale, mancano i dati merceologici. Quello che è certamente rilevabile è la presenza in questi assembramenti, e la cosa ci ha dato parecchio allarme, con la necessità quindi di continuare questi servizi, di parecchi minorenni. Non necessariamente dentro i locali o coinvolti in situazione di questo genere. Pochi mesi fa parlavamo delle famose baby gang, i minorenni offrono una chiave molteplice di lettura delle fenomenologie che possono riguardarli. In questo momento più che mai anche loro fanno parte di coloro che dopo mesi in casa probabilmente desiderano scatenarsi in una riappropriazione degli spazi di libertà, che evidentemente però non può in alcun modo sfociare in una situazione di liberto arbitrio. È chiaro però che si tratta di un fenomeno, quello dell’eventuale abuso di alcol tra i minori, che non può riguardare soltanto eventualmente il lato repressivo dei controlli di polizia, è un fenomeno che anche per l’eventuale abuso di alcolici riguarda le famiglie, ed è molto importante il coinvolgimento degli esercenti dei locali, cioè non si può fingere indifferenza rispetto all’assunzione delle proprie responsabilità».
- Può spiegarsi meglio?
«Voglio essere molto chiaro su questo argomento. Noi in tutto questo lungo periodo, anche molto complicato per le tematiche che ci hanno parecchio angosciato, abbiamo avuto molta tolleranza. È del tutto evidente che s’è vista la nostra presenza su strada costante e continua, e mi preme sottolineare che proprio questa settimana il prefetto Librizzi ha convocato un ulteriore Comitato per l’ordine e la sicurezza su questi temi, per ribadire e reindirizzare in maniera ancora più specifica tutta una serie di controlli. Però è chiaro che da una parte non può più essere questo il periodo improntato in larga parte alla comprensione, alle spiegazioni, come è stato qualche fino a qualche giorno fa. Adesso, è già chiaro, è il periodo un po’ più dell’inflessibilità. Noi saremo inflessibili nei confronti di chi dimostra di non avere capito, non ci si può permettere passi falsi, è un periodo molto delicato».
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