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La scomparsa di Antonio Russo a Terme, la moglie indagata per omicidio

Anna Santa Catanesi, 76 anni di Barcellona, conosciuta come “la mantide” della piana di Milazzo, è indagata dalla Procura di Barcellona per l'omicidio del marito Antonio Russo, 76enne al momento della scomparsa avvenuta dalla sua casa di Terme Vigliatore il 29 novembre scorso. Alla donna, che vive con la figlia Pina nella villetta intestata a quest'ultima e acquistata con i risparmi dell'uomo scomparso, si contesta di aver commesso il presunto omicidio con l'aggravante del rapporto di “coniugio” e la distruzione, soppressione o sottrazione del cadavere in concorso con persone allo stato non identificate.

Ieri, nell'autorimessa del deposito giudiziario Barcellona, su disposizione della Procura diretta da Emanuele Crescenti, sono stati compiuti dai carabinieri del Ris accertamenti tecnici non ripetibili sulle due auto sequestrate solo qualche giorno fa, una Renault Modus intestata alla figlia della Catanesi e una Fiat Panda che apparteneva allo scomparso. Per l'indagata, difesa dall'avvocato Tommaso Calderone, agli accertamenti ha partecipato un consulente chimico, Rosanna Abbruzzo. Gli accertamenti sui campioni biologici prelevati proseguiranno.

Accuse gravi per l'indagata che fanno riemergere un passato segnato da tragici fatti. Come quello più grave avvenuto, nell'agosto 1991, quando la Catanesi aveva 47 anni, ad Adrano. La donna, infatti, fu arrestata e poi condannata a 16 anni per la morte dei coniugi Spitaleri, di cui era la badante, anche se si era spacciata per “infermiera”, i quali rilasciarono da un notaio una procura speciale che la nominava beneficiaria dei beni di famiglia. Qualche mese dopo improvvisamente i due anziani si ammalarono. Anna Santa decise di farli ricoverare in ospedali differenti. A distanza di poche ore marito e moglie morirono.

Si scoprì che ad ucciderli fu un cocktail di farmaci somministrato in dose letale. Fatti questi di cui la Catanesi e sua figlia hanno parlato liberamente a “Chi l'ha visto” durante le trasmissione dedicata alla ricerca dello scomparso. L'indagata era stata arrestata l'ultima volta nel marzo 2010 per una pena definitiva a 4 anni e 7 mesi, per circonvenzione d'incapace, truffa e appropriazione indebita di denaro, per aver raggirato 9 anziani, la maggioranza dei quali risiedevano in paesi delle Madonie. La vicenda risale al novembre 1996, quando con la complicità di altre tre persone tra cui la figlia, si sarebbe più volte recata in paesi madoniti compresi nel triangolo Cefalù, Castelbuono, Collesano, allo scopo di conoscere anziani soli, bisognosi di compagnia per poi appropriarsi dei risparmi.

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