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Novantenne violentata e rapinata a Messina, condannati due ragazzi di 17 e 14 anni

La Procura dei minori di Messina

Il Tribunale per i minorenni di Messina ha condannato i due minori accusati della brutale aggressione ai danni di una donna novantenne, mentre si trovava all’interno del proprio domicilio. Entrambi sono stati condannati per concorso in rapina e tentato omicidio.

Il diciassettenne è stato anche condannato per la detenzione di un coltello e per resistenza a pubblico ufficiale (per la violenza opposta all’atto dell’arresto); il quattordicenne è stato condannato anche per violenza sessuale ai danni della vittima (accusa dalla quale è stato assolto il diciassettenne): i due hanno riportato condanne rispettivamente a sette anni e dieci mesi e a otto anni e otto mesi di reclusione (così ridotte di un terzo, per effetto della scelta del rito abbreviato).

Sono state riconosciute tutte le aggravanti contestate, tra le quali quella di aver agito con crudeltà, per la particolare intensità e ferocia della violenza adoperata in danno della donna, colpita ripetutamente al capo, anche con una statuetta in ceramica, mentre si trovava, inerme, riversa al suolo, in una pozza di sangue.

I minori erano stati tratti in arresto nell’immediatezza del fatto, da parte di personale dell’U.P.G. e S.P. della Questura di Messina, diretto dal dr. Giovanni Puglionisi, sulla base delle indicazioni fornite dalla stessa vittima, che conosceva i due imputati, in quanto compagni di un nipote della donna. Essi erano già stati in quell’abitazione e  proprio per questo non avevano avuto alcuna difficoltà a farsi aprire dall’anziana, carpendone la fiducia.

Le successive indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore Annalisa Arena,
avevano, poi, consentito di far luce sugli aspetti più inquietanti della vicenda (tra cui la violenza sessuale anzidetta) e di appurare che i due giovani avevano agito al fine di uccidere l'anziana per evitare che potesse successivamente riconoscere i propri aguzzini, come invece è avvenuto.

I giovani, in particolare, dopo aver lasciato la donna nell’abitazione in stato di incoscienza, mentre perdeva sangue dalla testa, erano successivamente ritornati nell’appartamento, adoperando le chiavi precedentemente sottratte (proprio al fine di sincerarsi dell’avvenuto decesso della vittima). Avevano appreso che la stessa donna era riuscita a chiamare i soccorsi e si erano dati, pertanto, alla fuga.

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