Diventa definitiva la condanna al “capo Vara” Franco Molonia per le minacce ai ragazzi di Addiopizzo durante il volantinaggio del 2012, il giorno prima dell’evento. Ed è la Cassazione ad aver apposto l’ultimo sigillo giudiziario per una vicenda che all’epoca fece il giro d’Italia. La sentenza è del 27 aprile, ed ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal suo legale, l’avvocato Giovanbattista Freni, rendendo definitiva la condanna a un anno di reclusione per violenza privata e danneggiamento, confermativa del giudizio di primo grado, decisa dalla Corte d’appello nell’ottobre del 2017. Sia il procuratore generale Giovanni Di Leo, che il rappresentante della parte civile, l’avvocato Rossella Rago, delegata di Addipizzo, avevano chiesto l’inammissibilità del ricorso. In primo grado, nel novembre del 2014, era stato condannato insieme a Molonia anche un altro esponente del comitato Vara che quella sera minacciò gli appartenenti di Addiopizzo , Franco Celona, ad otto mesi di reclusione, per violenza privata e ingiurie. Il 14 agosto del 2012, alla vigilia della processione, nel tardo pomeriggio, in via Garibaldi, alcuni componenti di Addiopizzo, tra cui il presidente Enrico Pistorino, cominciarono a distribuire depliant raffiguranti l’Assunta, con la dicitura “Maria libera Messina dal pizzo e dalla mafia” e “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Ma la cosa non andò affatto giù ai maggiorenti del comitato, che cominciarono a inseguirli e a minacciarli, strappando - in questo caso Molonia -, anche un volantino: «... nel corso di un’attività di volantinaggio dell’associazione “Addiopizzo” - scrivono i giudici della Cassazione nella sentenza -, dopo che Pistorino Chiara aveva attaccato un volantino, sopraggiungeva Molonia Francesco, che, dopo averlo letto, lo strappava e lo appallottolava, chiedendo di sospendere il volantinaggio, in quanto offensivo per la Madonna e per la città di Messina, aggiungendo che la mafia e il pizzo non esistevano a Messina, ma solo a Palermo e a Catania». Insomma, come negare l’esistenza del sole. «... la condotta intimidatoria - scrivono poi i giudici -, proseguiva anche nei confronti di Pistorino Enrico, al quale le ragazze si erano unite, poiché seguiva il gruppetto sino al bar ai cui tavolini si erano seduti i volontari; aderendo alla “richiesta di rinforzi”, sopraggiungeva Celona Francesco, che si “fiondava” sul tavolino dei ragazzi tentando di sottrarre i volantini, ed insultando e minacciando i giovani, fino al sopraggiungere di una volante della Polizia, allertata dal Pistorino». E su una delle argomentazioni poste dalla difesa, ovvero che Molonia era intervenuto per sospendere il volantinaggio, la Cassazione è stata chiara: «... il ricorrente è giunto addirittura ad ipotizzare una facoltà di arresto in flagranza, ai sensi dell’art. 383 cod. proc. pen., senza considerare che l’attività di volantinaggio che è stata impedita, lungi dall’essere un reato integra una libertà costituzionalmente garantita dall’art. 21 Cost.». E in una nota i rappresentanti del Comitato Addiopizzo sottolineano l’importanza simbolica di questa sentenza: «L’idea del volantinaggio all’inizio sembrava per noi un modo di esprimere un sentimento che non sempre era ben evidente tra gli organizzatori. In fondo chiedevamo di far pulizia allontanando talune presenze dalla manifestazione, non certo di portare la “Vara” e ciò che rappresenta nel cuore dei messinesi in tribunale. Senza volerlo avevamo toccato i nervi scoperti dei soliti noti, talmente noti che se ne discuteva apertamente ovunque sulla gestione consortile della festa». «Abbiamo realizzato solo oggi - scrivono ancora -, la valenza di quell’atto dimostrativo. Eravamo più giovani, forse più imprudenti ma di sicuro non meno coraggiosi e determinati nel portare avanti un’azione di liberazione della città da rendite che del sacro si facevano vanto e gioco. La sentenza sul processo Vara ci conforta molto. Non perché temevamo colpi di scena. In fondo essa conferma i rilievi precedenti. Ci conforta invece per il nostro essere cittadini messinesi; chi devoto, chi rispettoso del sacro, cittadini che in questi anni hanno comunque vissuto quel gesto nella speranza che non fosse isolato». «Il Comitato Addiopizzo ha atteso diligentemente che si concludessero i tre gradi di giudizio prima di commentare la vicenda giudiziaria che ha riguardato l'aggressione subita alla vigilia della processione della Vara 2012, nell’intento di non alimentare inutili polemiche che avrebbero interferito con il dibattito politico in città. Oggi riteniamo, forti di una sentenza passata in giudicato, che in tanti dovrebbero chiedere scusa ai giovani volontari di Addiopizzo, offesi una prima volta dai fatti di quel famoso 14 agosto ed una seconda volta dalle prese di posizioni pubbliche di amministratori e benpensanti che solidarizzavano con il comitato Vara. Amaramente osserviamo ancora oggi che un sistema di potere occulto continua a manovrare l’organizzazione della Vara anche nonostante le volontà della Chiesa locale e del Comune. Auspichiamo che questa grande manifestazione di popolo sia liberata al più presto e definitivamente da ingerenze estranee allo spirito della Festa». «In tanti dovrebbero chiedere scusa ai volontari, offesi dai fatti e da amministratori e benpensanti che espressero solidarietà al comitato Vara»