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Funerali del fratello del boss a Messina, aperta un'inchiesta. E infuria la polemica

Sulla vergogna del funerale al fratello del boss-pentito Luigi Sparacio, il 70enne “don” Sarino, celebrato con tanto di corteo per le strade di Messina in piena pandemia da coronavirus, la Procura ha aperto un fascicolo. Gli accertamenti sono stati delegati alla Squadra mobile. Su input diretto del questore Vito Calvino gli investigatori sono al lavoro per ricostruire tutto, sia acquisendo i filmati da alcune telecamere di videosorveglianza della zona del Gran camposanto, che potrebbero aver ripreso tutto, sia con una serie di interrogatori, che sono scattati già ieri. E potrebbero esserci conseguenze non soltanto sul piano amministrativo, ma anche per alcuni profili penali.

E, intanto, infuria anche la polemica politica al centro della quale finisce il sindaco Cateno De Luca che poi, nel tardo pomeriggio, è intervenuto dopo le accuse di alcuni esponenti politici sul suo silenzio sulla vicenda.

"Mentre in Italia non si celebrano pubblicamente funerali né matrimoni, com'è stato possibile che a Messina in cento abbiano accompagnato al cimitero il feretro del fratello di un capomafia? Dietro la bara di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, sabato pomeriggio c'erano auto, moto, amici". Se lo chiede il presidente della Commissione regionale Antimafia Claudio Fava, commentando la notizia dei funerali "pubblici" del fratello di Luigi Sparacio, boss di Giostra. "Dal sindaco Cateno De Luca sempre pronto a rumoreggiare con la fascia tricolore al petto - conclude Fava - stavolta è venuto solo il silenzio."

«Ho avuto conferma di quanto riportato dalla stampa: giorni fa a Messina si è svolto il corteo funebre del fratello di un pentito di mafia. E’ gravissimo. Chi si fa garante dei messinesi sullo Stretto lo faccia anche sul territorio comunale. Si faccia chiarezza, senza distinzioni». Così su Twitter il deputato questore Francesco D’Uva, portavoce messinese del Movimento 5 stelle.

“Che fine ha fatto il sindaco sceriffo di Messina? Niente diretta Facebook con i parenti dei boss? Niente postura mussoliana e spettacolo acchiappalike? Facile fare i forti con qualche cittadino che attraversa lo Stretto per tornare a casa e poi non accorgersi di quel che succede nella propria città”: incalza così l’europarlamentare e responsabile per gli Enti Locali del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao. “Quanto accaduto a Messina è davvero intollerabile - prosegue Corrao - Cateno De Luca fa quotidiani show da sceriffo agli imbarchi dei traghetti additando come delinquenti gli automobilisti che fanno rientro in Sicilia e poi consente che nella sua città si riuniscano ed escano in corteo decine e decine di persone per il funerale di parenti mafiosi”. Un post sulla vicenda è stato scritto anche da Giulia Grillo, sempre del M5s.

Ed ecco nel pomeriggio che arriva la replica di De Luca: “Non si perde occasione per denigrare Messina e i messinesi". Il sindaco poi ha rilanciato: "Piuttosto che attivarsi personalmente per accertare la verità dei fatti, hanno preferito alimentare delle bieche speculazioni politiche che sono state immediatamente riprese dalla stampa, lasciando intendere che si sia svolto un rito mafioso. Non accetto insinuazioni o accostamenti della mia persona alla mafia o alla criminalità in genere, per cui ho già dato mandato alla PG di identificare gli autori dei commenti su Facebook al post della Grillo, con i quali si esprimono dichiarazioni gravemente offensive nei miei confronti”.

“Se invece di strumentalizzare i fatti per attaccarmi - continua il primo cittadino - si fossero accertati dei medesimi, avrebbero scoperto che venerdì scorso, nel primo pomeriggio, il sig. Sparacio Rosario, già gravemente malato, è deceduto all’interno della propria abitazione. Constatato il decesso, trascorse le canoniche 24 ore di osservazione, nel pomeriggio di sabato 11 aprile il feretro è stato trasportato dall’abitazione sita in via del Santo fino al Camposanto in via Catania dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del DPCM come ribadite dallo stesso Arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali. Dunque, quanto in modo becero è definito ‘corteo funebre con oltre cento persone’ non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina. Sulla partecipazione al trasporto del feretro da parte dei parenti e dei soggetti che sono ripresi nelle fotografie diffuse dalla stampa, sta già indagando la Questura, alla quale competono in via esclusiva questo genere di attività e sulle quali mi corre l’obbligo di osservare il massimo riserbo, ragione per la quale fino ad ora non ero entrato nel merito della questione”.

“Non consento a nessuno - conclude il sindaco peloritano - di confondere il mio doveroso riserbo istituzionale con una forma di silenziosa complicità sui fatti".

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