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Il dramma di Maria, messinese a Milano: osteggiata perché porta al parco il figlio autistico

Maria Interdonato è una messinese che vive vicino Milano, è separata, ha due figli di 11 e 16 anni ed un lavoro come segretaria in una scuola. Contando sull'affetto a distanza dei parenti che sono tutti a Messina, in questi giorni sta combattendo una doppia battaglia: quella comune a tutti per il coronavirus ed una personalissima per permettere a suo figlio di poter correre nel verde almeno per 15 minuti al giorno. Suo figlio ha 11 anni ed è autistico, ama inseguire colombe e piccioni, si diverte mentre li guarda beccare le mollichine di pane che mamma sbriciola per terra. Andare al parco ogni giorno è una parentesi di luce in questi giorni di buio. Quel piccolo spazio di felicità per il figlio è un tormento per mamma Maria, che deve fare i conti con quanti, non capendo la situazione, le urlano dalla finestra di tornare a casa. Ma anche con le forze dell'ordine, che puntualmente la fermano per i controlli.

«Ho un giubbotto blu, come il colore dell'autismo, prima di uscire mi sono fatta attaccare sulle spalle la scritta “Sono autistico” in modo che così ognuno capisce perché sono per strada, non tollero più le persone che a distanza dicono qualcosa contro mio figlio». Racconta le difficoltà di madre separata a gestire il figlio disabile dopo la sospensione di tutte le attività che lo impegnavano: «dal primo di marzo è finito tutto perché man mano che incalzava il rischio del contagio e la Lombardia è diventata zona rossa, hanno chiuso tutto, noi familiari di disabili siamo rimasti soli a gestire i nostri bambini, non abbiamo nessun aiuto ed i bambini hanno perso tutti i loro punti di riferimento perché non hanno la scuola, le terapie. Mio figlio andava a basket, in piscina, è scomparso tutto di colpo ed anche io sono andata in agitazione».

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Messina

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