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Messina, 23 le vittime del Coronavirus e primo caso nella casa di riposo "San Martino"

Sale a ventitré il numero delle vittime da coronavirus in provincia di Messina. Nella notte appena trascorsa ha perso la vita al Papardo una donna di 85 anni, mentre a Barcellona è deceduta una 83enne affetta da diverse patologie che si trovava ricoverata nel reparto di Pneumologia. Entrambe erano ospiti della casa di riposo “Come d'Incanto”: diventano così diciassette i morti provenienti dalla struttura di via Primo Settembre.

Intanto preoccupa un altro fronte cittadino che rischia di aprirsi. Una persona è stata trovata positiva all'interno della casa di riposo “San Martino”, in pieno centro, vicino la chiesa di San Nicolò. Uno degli assistiti è stato ricoverato al Policlinico dopo avere palesato i sintomi tipici del Covid-19.

Nel frattempo sono state avviate le procedure conseguenziali, con l'esecuzione immediata dei tamponi su ospiti e operatori, per evitare proprio che il dilatamento dei tempi possa determinare un “Come d'Incanto bis”. Il numero delle persone che si trova all'interno della struttura, comunque, dovrebbe essere inferiore e dunque minori anche i rischi di propagazione.

Sono sette invece gli operatori del 118 risultati positivi nella città di Messina, due medici e cinque autisti. Il contagio ha portato alla chiusura momentanea di tre postazioni: Mandalari, Castanea e Policlinico. Ne restano attive altre cinque, inoltre a supporto stanno agendo altre due ambulanze private (Pegaso e San Camillo), per cui non si registrano sofferenze gravi nel servizio.

Avviato al contempo nelle scorse ore lo screening di massa sui soggetti che sono entrati in contatto diretto con gli operatori. I test sono stati affidati al laboratorio del Policlinico, che ha garantito celerità nella produzione degli esiti. Alcuni deputati regionali messinesi, tra cui Danilo Lo Giudice, Valentina Zafarana e Antonio De Luca avevano chiesto all'assessorato regionale Sanità una “corsia preferenziale” per il personale Sues, considerato che in alcuni di questi casi il primo test era stato effettuato lo scorso 23 marzo ma i risultati sono arrivati solo mercoledì scorso.

Intanto, gli operatori avevano continuato a lavorare regolarmente, come per altro previsto dalle direttive nazionali. Un trattamento speciale, in rapporto al tipo di lavoro svolto, era stato sollecitato anche da alcune sigle sindacali.

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