Femminicidio a Furci, il fidanzato confessa: "Prima la lite, poi le ho messo le mani al collo..."
Non ha pronunciato nemmeno il proprio nome e la data di nascita per compilare il verbale, all’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Una pietra di sale silenziosa dopo aver ucciso. Lo schermo della videoconferenza dal carcere di Gazzi ieri mattina ha inquadrato per tutto il tempo il volto perso nel vuoto di un assassino confuso e spaesato. È rimasto completamente muto davanti al gip il 27enne Antonio De Pace, lo studente di Vibio Valentia accusato di aver ucciso la fidanzata 27enne Lorena Quaranta in un’abitazione di Furci Siculo, nel Messinese, lunedì scorso, al termine di una violenta lite. Ora è in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla convivenza e dai cosiddetti motivi abietti e futili. La chiamata - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - al 112 è arrivata intorno alle 8.20, poco dopo i carabinieri erano già davanti a quella elegante palazzina gialla e bianca di via Delle Mimose, un nome di strada che ora sembra quasi un insulto. Aperta la porta c’è De Pace che racconta: «Abbiamo litigato e in uno scatto d’ira l’ho uccisa colpendola con le mani ed i piedi...”, aggiungendo, con riguardo alle lesioni sulla sua persona, che “... me le sono fatte con un coltello che si trova in bagno, mi sono pure messo dentro la vasca piena d’acqua”: in effetti il giovane veniva trovato vestito con un pigiama, senza scarpe e con gli abiti inzuppati d’acqua». Il fidanzato di Lorena ricostruisce anche le modalità del terribile omicidio: «Ho usato un coltello. Ho usato un piede. L’ho colpita alla testa con una lampada. L’ho colpita con un coltello all’addome e poi è morta. Con una lampada l’ho colpita alla faccia. La lampada era sul comodino. Le mani le ho messe al collo. L’ho affogata. Non ho altro da dire...».