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Dalla Sicilia in Lombardia per sfidare il Coronavirus, la scelta di un medico messinese

C’è un esodo esattamente opposto, in tutti i sensi, a quello di cui siamo abituati a parlare, e a preoccuparci, nell’ambito dell’emergenza Coronavirus. Mentre le misure restrittive tentano di contenere le grandi fughe dal nord al sud del Paese per evitare la diffusione del contagio, infatti, decine di medici meridionali sono partiti per dare il loro contributo nelle zone del nord Italia più colpite dall’emergenza sanitaria. C’è anche l’anestesista messinese Giacomo Simeone, classe 1987, tra i primi 21 volontari sbarcati in Lombardia per far parte della task force di professionisti chiamati tramite l’avviso bandito dalla Protezione Civile con il quale erano richiesti 300 medici per prestare soccorso nelle zone d’Italia in condizione di maggiore difficoltà e al quale hanno risposto in migliaia.

Simeone, la scorsa settimana, ha preso servizio all’ospedale Morelli Sondalo, che si trova in Valtellina, in provincia di Sondrio, interamente adibito a Covid Hospital. Nel gruppo di volontari arruolati nell’ “esercito della solidarietà”, e collocati nei centri covid in cui la situazione è particolarmente critica, ci sono professionisti provenienti in particolare dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Campania. Si tratta per lo più di giovani medici e di qualche medico in pensione. "Io ero tornato a casa, a Messina, da pochi mesi – spiega il dott. Giacomo Simeone -, ma sono molto legato alle zone del nord del Paese più colpite dall’emergenza e ho sentito di dover andare".

Simeone, dopo essersi specializzato in Anestesia e rianimazione all’Università di Messina, infatti, ha lavorato per un anno e mezzo all’Humanitas di Milano e all’inizio di quest’anno, dopo aver vinto un concorso, è tornato in Sicilia, al S. Vincenzo di Taormina. "In questi mesi – racconta il medico messinese - ho sentito costantemente i colleghi di Milano e di Bergamo che da tempo si trovano a gestire questa grave situazione, e quando è uscito il bando non ho avuto dubbi, l’ho subito visto come una chiamata. Io sono giovane e non ho fattori di rischio. Inoltre, l’ospedale di Taormina in cui lavoro non è un centro Covid, né la zona si trova in uno stato di particolare emergenza, anche se dall’inizio della pandemia abbiamo studiato molto per non farci trovare impreparati".

"Queste missioni durano ventuno giorni, possono continuare o interrompersi. È chiaro che se nella mia città ci fosse necessità tornerei anche prima, ma anche in quel caso risulterebbe preziosa l’esperienza acquisita a Sondalo". Il dott. Simeone, infatti, sta gestendo i pazienti covid approfondendo le terapie più efficaci sulla base dell’esperienza dei colleghi che si trovano a combattere contro questo virus ormai da un po’ di tempo. "Nell’ospedale in cui mi trovo – spiega Simeone – attualmente gestiamo circa 150 pazienti affetti da covid-19 e siamo a disposizione anche di tutti quelli che si trovano in isolamento a casa con sintomi non gravi, pronti ad intervenire in caso di necessità. Io sono stato collocato in un reparto sub-intensivo, che è una sorta di via di mezzo tra la degenza e la rianimazione. In questo reparto cerchiamo di gestire il paziente affetto da coronavirus per evitare, ove possibile, di arrivare all’intubazione, o quanto meno di ritardarla cosicché ci sia il tempo che si liberino i posti in rianimazione".

"I pazienti più critici sono soprattutto anziani. I nostri turni in genere qui sono di sei ore al giorno, ma si tratta di sei ore pienissime in cui non possiamo staccare neanche per un secondo in modo tale da sfruttare al massimo i presidi di protezione personale senza sprecare nemmeno una maschera". Il momento è difficile, ma al centro Covid di Sondalo si fa squadra: "Qui il clima è di grande collaborazione – evidenzia l’anestesista - e l’alloggio mi è stato fornito da un anonimo benefattore". Il cuore di Giacomo, però, è anche a Messina: "Naturalmente non è facile pensare di essere lontano dalla mia famiglia in un momento così difficile per tutti – afferma -, ma ho sentito la necessità di dare il mio contributo dove ce n’è in questo momento più bisogno. Non mi piace apparire e ho evitato tante interviste, ma ci tengo che, soprattutto a Messina, si comprenda che sono davvero tanti i medici del Sud di cui ci si può fidare, che stanno lavorando anima e corpo per superare questa pandemia, e che gli esempi negativi sono solo eccezioni. Confido nel fatto che nella nostra città, grazie alle misure di contenimento, potremo contenere i numeri".

Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia: "Sebbene la situazione sia molto critica – sottolinea Simeone -, è vero che negli ultimi giorni qui stanno aumentando le dimissioni, quindi se le regole verranno rispettate dalla popolazione potremmo anche arrivare a contagi zero nei prossimi mesi (come riportato in uno studio del centro di ricerca di Roma Einaudi Institute for Economics and Finance n.d.r.), ma rimarrebbero comunque da gestire le persone già contagiate, che non sono poche, cercando anche di evitare ulteriori contagi e quindi nuovi focolai epidemici. Non potremo tornare rapidamente alla normalità. Il contributo della cittadinanza, che deve rispettare le regole, è fondamentale. Ciascuno di noi deve fare la propria parte".

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