«Mercoledì sono entrato in un padiglione della fiera vuoto e dopo tre giorni, grazie alla forza sovrumana che gli italiani sanno dimostrare nei momenti più difficili, l'ho visto diventare un ospedale». Lorenzo Siracusano è messinese, ha 38 anni, ha studiato al liceo La Farina, si è laureato in Scienze diplomatiche a Napoli ed è un logista di Emergency che poco più di una settimana fa era in Uganda, dove ha collaborato all'apertura di un ospedale di chirurgia pediatrica. Oggi, Lorenzo, fa parte del team di ingegneri, medici, infermieri e logisti che stanno contribuendo alla nascita del Covid Hospital che verrà inaugurato prima della fine di questa settimana alla Fiera di Bergamo, tra le città italiane più duramente colpite dal Covid-19. Ha girato il mondo, è stato in Sudan, Afghanistan e Libia ed è tornato in Italia lo scorso lunedì perché Emergency, forte dell'esperienza accumulata in Sierra Leone durante l'epidemia di ebola del 2014, è stata coinvolta nella realizzazione di una struttura sanitaria che potrà accogliere fino a 142 pazienti contagiati dal virus, nata anche grazie alla stretta collaborazione tra l'Associazione Nazionale Alpini e Confartigianato.
«In Uganda avevamo qualche informazione su quello che stava accadendo in Italia, ma arrivare qui è stato uno shock, ho visto intere città ferme, impegnate a resistere, mi sposto da Milano a Bergamo su un deserto di strade. Ho imparato a pensare e vivere come se fossi un positivo, perché è solo così che possiamo proteggerci tutti» racconta, mentre il pensiero vola a Messina, ai suoi familiari.
L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Messina
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