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Scagliati l'uno contro l'altro dal Coronavirus, una lettrice: "Mi sgomenta la cattiveria"

Restrizioni, paure e privazioni. Dalle case degli italiani si combatte un'inedita guerra di trincea che mette in evidenza la fragilità dei nostri rapporti sociali. In primis quelli con il prossimo, che nelle ore buie della lotta al Coronavirus spesso sembra volere dare vita a una vera e propria "caccia alle streghe". Di seguito la lettera inviata dalla lettrice Marilina Biscuso pubblicata sulle pagine della Gazzetta del Sud oggi in edicola:

"È una fase storica eccezionale questa, e ci siamo fermati, alla fine ci siamo fermati tutti. Un decreto dietro l'altro, un'ordinanza dietro l'altra, gradatamente, in brevissimo tempo, ci siamo ritrovati tutti a casa, a fare i conti con il nostro ego e con la parte più profonda che alberga in noi. Non so bene cosa tutto questo significhi: un giorno mi convinco che siamo vittime di un complotto ordito a vari fini (ritorno alla dittatura, imposizione di un vaccino, decimazione della popolazione); un altro mi dico che il problema epidemiologico esiste e bisogna essere prudenti.

Ma quello che più mi sconvolge è osservare noi poveri esseri umani, scagliati l'uno contro l'altro; impegnati ad interpretare ruoli e indossare maschere che, evidentemente, facevano già parte della nostra essenza. Giudichiamo, condanniamo, denunciamo, urliamo, diffidiamo l'uno dell'altro. Quando ancora era consentito uscire di casa io uscivo, da sola, a respirare, una camminata veloce di un'oretta; ne ho bisogno per la mia salute. Non avevo ancora capito che non potevo, comunque, farlo, perché la caccia alle streghe era già iniziata; sono tornata sconvolta dagli insulti urlati da due macchine in corsa.

Ieri una mia amica ha cercato di spostarsi in auto di 500 metri da Ortoliuzzo al primo supermercato di Villafranca, proprio di fronte l'imbocco dell'autostrada; avrebbe fatto la spesa per tutta la settimana. È stata fermata dalle forze dell'ordine e si è sentita dire che la spesa doveva farla nel proprio Comune, cioè Messina. Ha cercato di spiegare agli uomini in divisa che, per gli abitanti di Ortoliuzzo, il supermercato in assoluto più vicino era proprio quello, se pur ricadente a Villafranca e che, per fare la spesa a Messina, avrebbe dovuto percorrere 20 chilometri anziché 500 metri, ma è stato inutile.

E poi le liti tra organi istituzionali, i messaggi violenti, il linguaggio volgare. Io non ne posso proprio più. No, non di rimanere in casa, ma di dovermi difendere da quest'ondata di cattiveria, di sentirmi sola in mezzo a tanti...".

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