Superata la “quota 100” del coronavirus (115 contagi, ieri a mezzogiorno), Messina è alle prese con la gestione di alcuni casi più delicati di altri, non solo perché essi, da soli, determinano un incremento sensibile dei numeri, sebbene il dato statistico, oggi, conti relativamente. Ma perché rappresentano un campanello d’allarme di cui tenere conto nei prossimi giorni, quelli più importanti nella battaglia contro il Covid-19. Il caso simbolo è certamente quello della casa di riposo “Come d’incanto” di via Primo Settembre. Dopo la soluzione interlocutoria – e discutibile – venuta fuori nella giornata di domenica (in sostanza, “diamo per scontato che siano tutti contagiati, senza nemmeno fare i tamponi”), ieri sembra essere stato intrapreso un percorso molto più sensato, sebbene al culmine di una mattinata di tensioni. Tensioni vissute soprattutto tra gli addetti e gli operatori della struttura, rinchiusi lì dentro da giovedì scorso, senza sapere nulla su cosa ne sarebbe stato di loro. Intorno a mezzogiorno di ieri, la comunicazione dell’Asp alla direzione della casa di riposo, con cui è stata formalizzato lo stato di quarantena, di fatto, della struttura. “Come d’incanto”, dunque, è stata posta in isolamento sanitario fiduciario «per motivi di sanità pubblica». L’Asp, soprattutto, ha comunicato che si procederà al ricovero dei soggetti risultati positivi al reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto e che è «in fase di programmazione l'esecuzione dei tamponi sui rimanenti ospiti e sul personale». Proprio ieri, intorno all’ora di pranzo, sono stati effettuati i primi tamponi sui dipendenti (i 16 in quarantena dentro la struttura e i 4 che giovedì scorso non erano presenti). Proprio l’incertezza sui tamponi e sui provvedimenti, ieri mattina, aveva fatto innalzare il livello di tensione tra il personale. Due dipendenti avevano deciso di andare via, con la direzione costretta ad avvisare Asp e polizia. La comunicazione proprio dell’Asp ha finito per placare gli animi, almeno parzialmente, avendo chiarito che chi vorrà effettuare la quarantena in un diverso domicilio dovrà comunicarlo con le generalità complete, il domicilio e i recapiti. Ricapitolando: su 23 tamponi eseguiti, sono 20 gli anziani risultati positivi. Sette di loro sono stati ricoverati al Policlinico, gli altri positivi verranno trasferiti a Barcellona. Si dovrà attendere l’esito dei test sugli altri ospiti e sul personale per capire cosa ne sarà, della casa di riposo. Resta da capire come, il virus, abbia “invaso” la struttura. Le visite dei parenti sono state interrotte il 5 marzo, tranne qualche eccezione, rappresentata dai parenti di alcuni anziani che stavano male e che sono stati autorizzati ad entrare per 30 minuti. C’è molto più di un terribile sospetto su un contagio portato dall’esterno da un messinese tornato, pochi giorni prima, dal nord. Ma anche su questo, probabilmente, s e ne saprà di più. Gli altri casi delicati sono sempre quelli di altre strutture “a rischio”. L’Irccs Neurolesi va ormai svuotandosi, i pazienti risultati positivi sono tutti stati trasferiti al Policlinico, i negativi al Piemonte e pochissimi degenti sono rimasti in un’ala dell’edificio di Casazza, che verrà interamente sanificata. Tutta da valutare, invece, la situazione critica della clinica Cristo Re: ad oggi un solo paziente è risultato positivo, trasferito ieri al Policlinico dopo essere stato isolato in un piano; ma ci sono almeno altri 6 degenti con sintomi, a cui verranno fatti i tamponi, e anche il personale è in comprensibile stato d’allarme. Tant’è che ieri sera la Cisl ha chiesto ufficialmente che vengano eseguiti i tamponi su tutti i lavoratori e i pazienti della casa di cura. Ci sono poi i casi più “nascosti”. Episodi inquietanti. Ad esempio di chi segue le direttive, chiede l’intervento dei sanitari perché accusa febbre alta e tosse secca, ma solo dopo una settimana ottiene che gli venga effettuato il tampone. Il tampone risulta positivo e, da ieri, il cittadino di cui riferiamo ovviamente in forma anonima si trova ricoverato, in gravi condizioni, al Policlinico. I tempi, in questa guerra, sono tutto. E possono rappresentare anche la differenza tra la vita e la morte.