“Reclusi” e all'oscuro di tutto. E' la condizione in cui si trovano gli operatori della struttura di via Primo Settembre a Messina che ospita quattordici anziani risultati positivi al coronavirus. Chiedono informazioni ufficiali, assistenza e di non essere abbandonati. Perché così si sentono. Sono blindati all'interno della casa di riposo, attendono notizie ma non ne ricevono da nessuno prendendo il sopravvento il senso d'impotenza. Addirittura degli effettivi contagi all'interno, dopo essersi auto-denunciati, lo avrebbero scoperto solo attraverso i social e gli organi di informazione.
Vorrebbero essere rassicurati dagli interlocutori istituzionali, conoscere con assoluta certezza l'attendibilità dei test e soprattutto se e quando, anche loro, saranno sottoposti a controllo. E' il minimo. E vorrebbero conoscere con altrettanta certezza chi dei pazienti ricoverati è tra i quattordici positivi (sono effettivamente 14?), così da assumere tutti i provvedimenti di sicurezza del caso e definire un'organizzazione interna adeguata. Non c'è tempo da perdere, per evitare di piangere l'ennesimo latte versato legato a un contagio di massa. Altro che “focolaio”.
Nonostante questo clima di incertezza e senso d'isolamento, stanno continuando ad operare h24, senza sosta. Tra assistenti e amministrativi sono una ventina circa. Hanno figli, mariti, genitori, famiglie a casa. Ma con grande senso di responsabilità, per non fare mancare il loro supporto ai circa sessanta anziani ospitati e non rischiare di contagiare altre persone, sono rimasti tra quelle mura. Disperati ma consapevoli che quella è la cosa giusta.
Stanno vivendo una situazione surreale, tra crisi di pianto e tanta determinazione perché non mollare in questo momento è l'unica ricetta. Confidano in Dio ma la forza non è infinita. “Sembra di vivere un film”, è il sentire comune. Vorrebbero ricevere il calore di un abbraccio, ma non possono permetterselo. Sono emotivamente stremati ma la maggior parte sta bene a livello di salute, non presenta sintomi, a parte qualcuno, un poco di mal di gola o tosse. Hanno la sola “colpa” di amare il loro lavoro, ma vanno aiutati e quanto più in fretta possibile.
Per gli operatori della struttura è arrivato comunque il supporto della Protezione civile e dei titolari dell'attività.
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