Ci sono anche le dichiarazioni del pentito Biagio Grasso nell'operazione “Scipione”. Ed è quando tratteggia la figura di Giovanni Bonanno. Scrive il gip che «... il predetto era solito rifornirsi della sostanza da Selvaggio Giuseppe nei confronti del quale aveva accumulato una significativa esposizione debitoria (circa sei mila euro). Risulta inserito all'interno di allarmanti circuiti criminali dediti al narcotraffico e ciò si ricava, innanzitutto, da quanto riferito da Grasso Biagio nel corso della sua collaborazione con la giustizia, il quale descrive l'indagato, soprannominato “canazzo”, come soggetto inserito nel settore del traffico di stupefacenti in collaborazione con Soraci Ivan (indagato nell'operazione “Beta 2”, n.d.r.).
Bonanno, in particolare, insieme a Soraci, aveva proposto a Grasso di partecipare all'organizzazione di una operazione di importazione di un consistente quantitativo di stupefacente ti tipo cocaina, destinata ad essere in seguito ceduto a soggetti calabresi. La droga - prosegue il gip -, sarebbe stata trasportata in Sicilia a bordo di un veliero di proprietà di un soggetto romano che l'avrebbe acquistata al prezzo di euro 5.000 al kg (per un totale di kg 500) e l'avrebbe poi rivenduta al prezzo di euro 30.000 al kg. Bonanno e Soraci avevano chiesto la collaborazione del Grasso affinché quest'ultimo, all'epoca in contatto con D'amico Carmelo, li mettesse in relazione con la criminalità organizzata barcellonese per garantire la sicurezza del transito e l'approdo in un porto siciliano.
Il Grasso ne parlava quindi con D'Amico che rifiutava di partecipare a tale operazione in quanto proposta da soggetti che egli non consoceva e ritenuta troppo rischiosa. Il Grasso aggiungeva di non aver in seguito saputo come Soraci e Bonanno avessero risolto la questione. I fatti risalivano al periodo 2008-2009». Un altro passaggio importante dei rapporti Bonanno-Selvaggio: «... a tal proposito assolutamente emblematica è la conversazione intercettata all'interno dell'abitazione di Selvaggio in data 14 aprile 2017, più volte richiamata, nel corso della quale, come visto, quest'ultimo rivelava al Bonanno di avere un importante debito con i Morabito, ammontante a circa 40.000 euro, a causa del comportamento di alcuni acquirenti, tra cui lo stesso Bonanno, che non gli avevano corrisposto il prezzo dovuto per le forniture di stupefacente avvenute evidentemente in conto vendita».
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