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Lavori pubblici e mazzette a Messina, 11 arresti: c'era anche una talpa in procura

Era un sistema di corruzione consolidato, al centro un paio di esponenti della criminalità organizzata di Messina, ovvero Antonino Bonaffini “Ninetta” e Marcello Tavilla, che s’era reinventato imprenditore edile e alcune volte si presentava perfino come “architetto”, e poi un noto imprenditore edile, Giuseppe Micali.

Poi un corollario di funzionari pubblici e amministratori di condominio, che avrebbero incassato “mazzette” e altre utilità, perfino un’auto d’epoca, in cambio dei loro servigi. Sono coinvolti anche un ingegnere del Comune e un funzionario del Genio Civile, entrambi in servizio a Messina, un ex assessore comunale di Messina e un funzionario del Genio Civile di Trapani.

C’è questo e tanto altro nell’operazione della Squadra mobile denominata non a caso “Ottavo cerchio”, prendendo spunto dalle infernali bolgie dantesche dei fraudolenti e dei ladri, che questa notte ha portato all’esecuzione di undici misure cautelari, tre in carcere e otto ai domiciliari, siglate dal gip Maria Militello su richiesta della Procura retta da Maurizio De Lucia.

Ed è stato arrestato anche un autista in servizio in Procura, addetto all’accompagnamento dei magistrati. Intercettato per mesi, avrebbe informato Marcello Tavilla dei movimenti del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, riferendogli anche dello stato delle indagini a suo carico.

La tipologia dei reati contestati va dalla corruzione al trasferimento fraudolento di valori, passando per l’accesso abusivo al sistema informatico. Al centro della vicenda alcuni lavori pubblici a Messina e Mazara del Vallo, oltre ad alcune gare in complessi condominiali gestiti da A.Ri.sMe., l’Agenzia per il risanamento di Messina.

Il nome dell’operazione della Squadra mobile, “Ottavo cerchio”, ha un chiaro riferimento alla Divina commedia. Qui, l’ottavo cerchio, appunto, punisce i peccatori che si servirono della malizia, in modo fraudolento contro chi non si fida. Esso ha una forma molto particolare che Dante descrive con cura: si trova in un fosso molto profondo, nel mezzo del quale è presente un pozzo (la parte più profonda dell'Inferno); tra quest'ultimo e la ripa sono scavati dieci immensi fossati, collegati tra loro da scogli rocciosi che fungono da ponti, sono le bolge dell'ottavo cerchio, detto complessivamente "Malebolge", termine coniato dal Sommo Poeta così come i nomi dei diavoli che custodiscono alcune bolge, come i Malebranche della quinta.

Il custode di Malebolge è Gerione, simbolo della frode secondo le parole stesse del poeta che lo presenta al canto XVII (v. 7 «sozza immagine di froda»): infatti, ha «faccia d'uom giusto» e corpo di serpente (altra immagine emblematica del male sin dalle prime pagine della Bibbia); la sua coda biforcuta rappresenta la suddivisione tra ottavo e nono cerchio, cioè la frode praticata rispettivamente contro chi non si fida e contro chi invece si fida, mentre la sua pelle multicolore rappresenta la multiformità dell'inganno.

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