“Cadono” il reato associativo e i reati di commercio di anabolizzanti, restano in piedi solo alcune ipotesi di ricettazione. Si è concluso così, con dieci condanne e sette assoluzioni il processo scaturito dall’operazione “Bratislava” su un giro di sostanze anabolizzanti a Messina e provincia, scoperto nel 2015 con un’indagine della Squadra mobile. Un’inchiesta che all’epoca convolse titolari di palestre, personal trainer, e body builder. La sentenza è della seconda sezione penale del tribunale, presieduta dal giudice Mario Samperi e composta dai giudici Valeria Curatolo e Alessandra Di Fresco. Il collegio ha assolto tutti «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di associazione. Assoluzione anche per la contestazione relativa al commercio di sostanze anabolizzanti. Sono rimasti in piedi invece alcuni episodi di ricettazione. La sentenza Questa la sentenza con le condanne inflitte: Mario Amato 2 anni e 8 mesi e 1500 euro di multa; Domenico Battaglia 2 anni e 8 mesi e 1500 euro di multa; Girolamo Grasso 2 anni e 10 mesi e 2mila euro di multa; Rosario Mesiti 2 anni e 8 mesi e 1500 euro; Patrizia Mirabile 2 anni e 1 mese e 600 euro di multa; Giuseppe Pellegrino 2 anni e 10 mesi e 2mila euro; Simone Pellegrino 2 anni e 2 mesi e 800 euro; Giovanni Radessich 2 anni e 600 euro di multa; Antonino Settimo 2 anni e 2 mesi e 800 euro; Viola Wender 2 anni e 600 euro di multa. Pena sospesa e non menzione per Radessich e Wender. Sono stati invece assolti Aurelio Spoto, Francesco Torre, Giuseppe Calapai, Dario Messina, Antonio Cardile, Emanuele Battaglia e Pietro Anastasi con le formule «perché il fatto non costituisce reato» e «per non aver commesso il fatto». Le richieste del pm Era stato il pm Giuseppe Costa, magistrato distrettuale, nel dicembre scorso, a pronunciare una lunga e dettagliata requisitoria per i 17 imputati, tra personal trainer, atleti di body building, gestori di palestre e procacciatori di sostanze. Tutti ritenuti responsabili a vario titolo, e con vari ruoli distinti, di aver prescritto, commercializzato e ricettato farmaci e sostanze farmacologicamente o biologicamente attive, attraverso canali diversi dalle farmacie aperte al pubblico, in assenza di controlli e prescrizioni mediche. Ecco il dettaglio delle richieste di pena formulate: Mario Amato, 4 anni e 6 mesi; Pietro Anastasi, 3 anni e 6 mesi; Domenico Battaglia, 5 anni e 6 mesi; Emanuele Battaglia, 3 anni e 2 mesi; Giuseppe Calapai, 3 anni e 6 mesi; Antonino Cardile, 3 anni e 8 mesi; Girolamo Grasso, 7 anni e 6 mesi; Rosario Mesiti, 5 anni e 6 mesi; Dario Messina, 3 anni e 6 mesi; Patrizia Mirabile, 3 anni e 10 mesi; Giuseppe Pellegrino, 6 anni e 6 mesi; Simone Pellegrino, 5 anni e 6 mesi; Giovanni Radessich, 3 anni e 8 mesi; Antonino Settimo, 4 anni e 2 mesi; Aurelio Spoto, 3 anni e 6 mesi; Francesco Torre, 3 anni e 6 mesi; Wender Viola, 5 anni e 6 mesi. L’indagine Nel corso delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Messina sin dal 2012 e coordinate all’epoca dal sostituto procuratore Diego Capece Minutolo, emerse che in alcune palestre di Messina e Villafranca Tirrena, agli atleti venivano prescritti piani di allenamento e diete che venivano poi integrati con sostanze dopanti. Nella circostanza furono sequestrate due palestre nelle quali le sostanze dopanti venivano abitualmente prescritte e commercializzate. Nel 2016 finirono ai domiciliari Girolamo Grasso, messinese, titolare della palestra Girolamo’s Gym di Messina; Domenico Battaglia, di Rometta, titolare della palestra Body elegance center di Villafranca Tirrena; Mario Amato, di Rometta, personal trainer; Rosario Mesiti, personal trainer messinese; Michele De Fanis, di Palermo e Simone Pellegrino, residente a Pontecagnano Faiano. Altri quattro indagati furono sottoposti alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Si trattó dei messinesi Antonino Settimo, Wender Viola, Patrizia Mirabile, e Giovanni Radessich, quest’ultimo di Villafranca Tirrena. Secondo il gip Daniela Urbani, che a suo tempo emise le misure cautelari, «si è in presenza di soggetti proclivi al delitto, pienamente inseriti e operanti nell’ambiente sportivo delle palestre, che hanno agito con spregiudicatezza e incuranti dei gravissimi rischi per la salute pubblica derivanti dalle loro condotte». A chi frequentava le palestre venivano prescritti piani di allenamento e diete meticolose, integrati con sostanze dopanti quali stanazolo, trembolone, metenolone, oxandrolone, nandrolone e boldenone, oltre che insulina. L’indagine scattò nell’aprile del 2012 e fu caratterizzata dal sequestro di ingenti quantitativi di sostanze anabolizzanti. I difensori Nella difesa sono stati impegnati gli avvocati Alessandro Billè, Salvatore Silvestro, Tommaso Calderone, Nino Cacia, Cinzia Picciolo, Piero Giordano, Giuseppe La Face, Alfonso Parisi, Antonio Ciliberti, Salvatore Visalli e Roberto Materia.