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Patti, il messaggio del vescovo Giombanco: un pensiero a poveri, ammalati e bisognosi

Guglielmo Giombanco

A pochi giorni dal Natale e in occasione dell’ultima domenica di Avvento, il vescovo Guglielmo Giombanco ha diffuso il consueto messaggio augurale rivolto a tutti i fedeli della diocesi di Patti. Centrale, come sempre, il pensiero agli umili, agli indigenti, agli ammalati, ai bisognosi:

«Natale – riflette mons. Giombanco - è la festa dell'incontro tra Dio e l'uomo nella tenerezza del Bambino Gesù che desidera essere riconosciuto, attraverso gesti di amore e di solidarietà, nei fratelli e nelle sorelle che incontriamo nel nostro cammino. Il Figlio di Dio si fa uomo, ma gli uomini non lo accolgono e Lui deve essere posto in una mangiatoia. Dovrà accontentarsi di un alloggio di fortuna dove, però, tutti possono entrare, perché la grotta non ha porte che ne impediscono l’ingresso».

Accoglienza e apertura all’altro sono, dunque, i cardini di un’umanità chiamata a “rifiorire” soprattutto a Natale, «quando incontrando i nostri fratelli – afferma il pastore della diocesi - ci lasciamo guidare dall’amore, superando paure, chiusure, resistenze, pregiudizi, freddezze, indifferenze; quando siamo capaci di donare amore ai fratelli che incontriamo sulle strade della nostra esistenza. Cristo desidera nascere, più che nello sfolgorio delle luci e nelle melodie delle nenie natalizie che coinvolgono solo l'emotività, nel cuore dell'uomo per renderlo ancora di più capace di operare il bene e di esprimere solidarietà».

Un invito alla fratellanza e alla condivisione, affinché si possa riconoscere Cristo «nel volto dei poveri e degli stranieri in cerca di pane, accoglienza e aiuto, dell'ammalato, dell'anziano solo e abbandonato, del bambino bisognoso di protezione e di tenerezza, del giovane in difficoltà e delle famiglie provate da vari disagi. Se il nostro cuore non chiude le porte alla richiesta di aiuto e di amore, allora – conclude il vescovo - sarà veramente come la grotta di Betlemme: libero, aperto e disponibile ad accogliere il divino che farà fiorire l'umano che è in noi, rendendo bella e luminosa la nostra vita e quella dei nostri fratelli».

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