Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Mafia, i pentiti "scappati" degli anni ’80 volevano riprendersi Messina: retata con 14 arresti

Nicola Galletta

I “pentiti-scappati” degli anni '80 erano tornati per riprendersi Messina, con le estorsioni e il traffico di droga. Avevano di nuovo le mani in pasta da un paio di anni ormai, un progetto di “governo” come ai vecchi tempi, che la squadra mobile peloritana ha però smantellato stanotte con 14 arresti (13 custodie cautelari in carcere e una ai domiciliari) in città e in altri centri del Paese, atto finale di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore capo Maurizio De Lucia. L’indagine, denominata “Predominio”, è incentrata su alcuni elementi di spicco, già protagonisti della storia criminale di Messina negli anni Ottanta e Novanta, rientrati in città, ma soprattutto ritornati ad “organizzarsi” dopo aver concluso la collaborazione con la giustizia. I “pentiti-scappati” avevano creato un organismo criminale-mafioso che già a partire dalla seconda metà del 2016 ha dato attuazione ad un ambizioso piano delinquenziale per la riconquista del territorio, ma soprattutto per tornare ad avere il “rispetto” di un tempo. Il lavoro degli investigatori della Mobile di Messina diretta dal vice questore Antonio Sfameni, si è sviluppato per diversi mesi attraverso intercettazioni, analisi di traffico telefonico, pedinamenti e accertamenti di ogni genere ed ha consentito di verificare l’esistenza di due gruppi criminali, per larga parte sovrapponibili, che volevano realizzare l’assoluto controllo del territorio. Gli incontri tra i vari associati, molti dei quali “ascoltati” dalla polizia, si tenevano spesso anche in un ristorante del centro città, “Il Sikulo”, che per un periodo è stato gestito da uno dei collaboratori di giustizia arrestati stanotte. Risale invece al gennaio scorso un’estorsione aggravata dal metodo mafioso, ai danni del responsabile di un’associazione culturale messinese, preso di mira per cercare di farlo dimettere dalla carica. E nel corso delle indagini sono stati accertati numerosi episodi di cessione di droga, marijuana e cocaina, mentre altri soggetti sono stati trovati in possesso di armi. I due gruppi: uno di matrice mafiosa facente capo agli ex collaboratori Nicola Galletta, Pasquale Pietropaolo, Salvatore Bonaffini e Gaetano Barbera, e l'altro dedito al narcotraffico, riconducibile a Galletta, Pietropaolo e Bonaffini, legati tra loro da strettissimi vincoli di cointeressenza, in quanto strumentali I’uno all'altro e insieme funzionali alla realizzazione dell'obiettivo unitario di assunzione del controllo del territorio di riferimento. Attorno ad essi ruotavano, poi, altre figure di significativo spessore criminale, tra cui Cosimo Maceli, factotum di Galletta, che grazie al saldissimo rapporto fiduciario era diventato partecipe di entrambi i gruppi, Orazio Bellissima, infaticabile procacciatore di fonti di approvvigionamento per l’attività di narcotraffico, e Vincenzo Barbera, fratello di Gaetano e suo referente sul territorio, oltre che diversi personaggi della malavita locale, taluni di notevole peso come Angelo Arrigo, entrati a vario titolo in rapporto con gli associati nella commissione di singoli fatti di reato. Gli indagati raggiunti da misura cautelare sono in tutto 14, 13 in carcere e 1 ai domiciliari (si tratta di Giovanni Ieni). È contestata l’associazione mafiosa agli ex pentiti Nicola Galletta, Gaetano Barbera, Salvatore  Bonaffini e Pasquale Pietropaolo, e poi anche a Vincenzo Barbera e Cosimo Maceli. È contestata l’associazione finalizzata al narcotraffico a Nicola Galletta, Salvatore Bonaffini, Pasquale Pietropaolo, Cosimo Maceli, Orazio Bellissima, 61 anni. Sono poi contestati episodi di spaccio di sostanze stupefacenti in occasioni e situazioni diverse, a: Alberto Alleruzzo, Michele Alleruzzo, Angelo Arrigo, Vincenzo Barbera, Stellario Brigandì, Giovanni Ieni. Al solo Antonino Stracuzzi, già collaboratore di giustizia, cognato del boss di giostra “Puccio” Gatto, sono contestati la detenzione e il porto di una pistola, in concorso Galletta e Maceli e con l’aggravante di agevolare l’associazione mafiosa.

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