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Inchiesta sulla formazione professionale in Sicilia, il processo "Corsi d'oro 1" arriva in Cassazione

Cassazione

Il primo troncone processuale dell'inchiesta "Corsi d'oro" sulla formazione professionale in Sicilia approda in Cassazione per l'ultimo sigillo giudiziario. Sarà la sesta sezione penale ad occuparsene, il 15 gennaio prossimo. In appello il processo, definito "Corsi d'oro 1"  si concluse il 23 settembre del 2018 con dieci condanne.

La prima clamorosa puntata dell’inchiesta sulla formazione professionale in Sicilia, con cui nel 2013 l’allora procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, oggi membro del Csm, e il pool di magistrati peloritani che aveva creato, cominciarono a smantellare con la Guardia di Finanza e la Polizia un sistema perpetuato da anni tra spese “gonfiate” e rendiconti “fantasma”.

Un pozzo senza fondo che sfarinò in poche tasche milioni di euro dell’UE, adoperati solo per creare disoccupati con tanto di diploma. Fu il primo passo giudiziario verso la “galassia Genovese”, tutto ciò che ruotava attorno all’ex sindaco di Messina Francantonio Genovese, ex parlamentare e segretario regionale del Pd poi passato a Forza Italia.

Le accuse iniziali erano di associazione finalizzata al peculato e alla truffa, reati finanziari e falsi in bilancio, connessi alla gestione degli enti di formazione professionale, e poi di peculato (reato non riconosciuto sussistente dai giudici), truffa e tentata truffa. Nel settembre del 2018 si trattò di 4 riduzioni di pena, una prescrizione e 8 conferme (6 di condanna e 2 d’assoluzione).

Ci fu una sconto di pena per Elio Sauta, ex presidente dell’ente di formazione Aram, ex consigliere comunale ed ex presidente dell’Istituzione dei servizi sociali, condannato a 5 anni (in primo grado erano stati 7 anni e mezzo), e per la moglie Graziella Feliciotto, condannata a 2 anni e 2 mesi (in primo grado erano stati 3 anni e mezzo). Fu pena ridotta anche per Chiara Schirò, condannata a un anno e 8 mesi con la sospensione della pena (in primo grado 2 anni e 2 mesi). Infine 8 mesi, e pena sospesa, per Carmelo “Melino” Capone, ex assessore comunale e rappresentante dell’Ancol (in primo grado 2 anni). La prescrizione totale invece registrò Salvatore Giuffrè.

Poi i giudici decisero la conferma della sentenza di primo grado per tutti gli altri: Concetta Cannavò, un anno; Daniela D’Urso, 4 mesi; Natale Lo Presti, un anno e 5 mesi; Nicola Bartolone, un anno e 4 mesi; Carlo Isaja, un ispettore del lavoro, 6 mesi; Daniela Pugliares, 3 mesi; Natale Capone, assoluzione totale; Giuseppe Caliri, assoluzione totale.

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