La saldatrice, le scintille, poi l'incendio e la terrificante doppia esplosione. La sequenza sarebbe stata questa. Una sequenza, quella nella ditta di fuochi d'artificio Costa di Barcellona Pozzo di Gotto, che ha lasciato tra le macerie della fabbrica in fiamme cinque morti. Il giorno dopo la tragedia prosegue la bonifica dell’area per la presenza di materiale inesploso da parte dei vigili del fuoco. Sul posto il Nucleo investigativo antincendi del corpo per l’accertamento delle cause. La doppia esplosione sarebbe originata dalle scintille prodotte da un flex utilizzato da operai di una ditta esterna per lavori di saldatura per sistemare dei cancelli. Intanto la procura di Barcellona ha aperto un’inchiesta per strage colposa. «Stiamo cercando di fare il punto della situazione che presenta diversi aspetti da chiarire. Nella notte si è trattato soprattutto di lavorare per mettere in sicurezza il sito da parte dei vigili del fuoco e del Genio militare», che presenta dei rischi per la presenza di materiale esplodente. Lo ha detto il procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti, che ha paerto una inchiesta per strage colposa e che conferma come fossero in corso dei lavori di manutenzione quando si è verificata l’esplosione che ha provocato 5 morti, tra cui Venera Mazzeo, la moglie del titolare Vito Costa e gli operai della ditta esterna che stava facendo i lavori di saldatura. Struttura, sottolinea il magistrato, «adibita a fabbrica di fuochi, e dico adibita perché non era nata per esserlo e i lavori si stavano facendo proprio per mettere le strutture in sicurezza». Sedici locali separati su cui incombeva l’obbligo della messa in sicurezza, «per questo stava intervenendo la ditta esterna e gli operai stavano sistemando alcuni cancelli con delle saldature. L’esplosione sarebbe dovuta, conclude e il procuratore, «a una poca attenzione» in questi lavori, «ha subito interessato alcuni locali con un effetto domino sugli altri».