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Inchiesta sulle bollette idriche a Taormina, un ammanco di oltre 800 mila euro

Il pizzino sequestrato durante una perquisizione domiciliare

“Pagato”. Un timbro sugli atti di diffida agli utenti morosi certificava l'avvenuta corresponsione delle somme delle bollette idriche. Beneficiario Palazzo dei Giurati? Non proprio, stando a quanto accertato dalla Guardia di finanza.

Ad apporre il bollo era l'avvocato Francesco La Face, incaricato dal Comune di Taormina di riscuotere i canoni del servizio acquedotto. Eppure, il professionista avrebbe intascato il denaro direttamente, per lo più in contanti, oppure mediante assegni. Senza versarli nelle casse dell'ente pubblico. Con la complicità del dirigente comunale Giovanni Coco, per la Gdf un controllore che nessuno controllava.

I rapporti tra i due erano regolati da disciplinari privi di indicazioni su come riscuotere i pagamenti da parte dei morosi: una «omissione» piuttosto che «una mera dimenticanza», si legge nell'ordinanza, «frutto della consapevolezza da parte del dirigente delle modalità con le quali il professionista» incamerava il denaro.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione di Messina

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