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Vacche della mafia a Novara, il sindaco Bertolami: "Lotto per ristabilire la legalità"

Il sindaco Gino Bertolami

Gino Bertolami mentre parla si tocca continuamente e nervosamente i baffi bianchi e sospira, guardando estasiato la meravigliosa vallata della sua Novara di Sicilia, dov'è sindaco al secondo mandato, da innamorato della sua terra. Vuole parlare, e si percepisce dal suo ritmo accorato, dalla foga, con un obbiettivo preciso: ristabilire la legalità negata nel paese che amministra, morbidamente adagiato tra i monti Nebrodi e i Peloritani.

Perché nonostante le sue denunce, gli appelli alle istituzioni, le riunioni cui ha partecipato, il tarlo rimane: Novara è ancora prigioniera della vacche libere e mafiose che girano per il paese indisturbate di giorno e di notte, espressione del potere che i signorotti criminali intendono esercitare, ed esercitano, nell'intero territorio dei Nebrodi. Le vacche come emblema del dominio. È la firma della mafia per dire “il territorio è nostro e lo controlliamo noi”, per terrorizzare gli allevatori onesti, che sono la maggioranza.

«Quante amarezze che ho vissuto con gli animali che girano indisturbati per Novara, mi deve credere, ma soprattutto con un paio di allevatori in particolare, perché gli altri sono persone con cui puoi discutere, cercano di venire incontro. A questi soggetti invece non c'è legge che li condanni, e tengono un intero paese in ostaggio, mi creda. Novara è popolata soprattutto da tanta gente anziana, molti hanno l'orticello, e hanno il piacere di coltivare la terra ogni giorno. E questi allevatori hanno tanti animali incustoditi, tanti, molti non hanno neanche il microchip d'identificazione, e li lasciano andare così, all'arrembaggio, senza avere rispetto per nessuno».

Bertolami si gira verso la vallata e continua, indicando una zona: «Ecco, se lei vede quei terreni lì vicino al paese, sono diventati un deserto, non cresce più un filo d'erba, pensi che certe notti le vacche arrivano anche in pieno centro del paese. Io che sono un appassionato del decoro urbano, ho piantato fiori un po' ovunque, e gli animali se li sono mangiati tutti...».

- Ma lei ha denunciato tutto questo?

«Certo, queste segnalazioni io le ho fatte da tanto tempo e una volta ho avviato pure una raccolta di firme, allora mandai tutto al prefetto Trotta, è passato un po' di tempo, saranno un quattro/cinque anni, mi convocarono in Prefettura».

- Al Comitato per la sicurezza pubblica?

«Sì, c'erano tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine, l'Asp, la Forestale, tutti. All'epoca hanno organizzato pure un blitz, diretto dal maresciallo del posto, ma in pratica ha sviato le tracce perché tutta sta gente è stata portata anche nel comune di Tripi, presso altri allevatori. Mi creda, si sapeva contro chi era diretto, e il blitz alla fine non ha colpito chi doveva colpire».

- Ma di quanti animali stiamo parlando che girano indisturbati?

«Beh, guardi, non le sembri un'esagerazione, ma io penso che saranno migliaia».

- Migliaia!

«Mi creda, sì, perché ci sono capre, pecore e vacche, e la maggior parte sono tutte senza “bottone” dico io, e questo è un altro aspetto importante della vicenda, perché non sono censite e costituiscono un grave pericolo per la salute dei cittadini. Tempo fa, in alcuni casi siamo riusciti a prendere qualche capo tramite la Forestale e una parte li abbiamo messi in un recinto, e una volta ho pure firmato un'ordinanza di abbattimento, di circa 40 capi. È successo il finimondo, perfino gli animalisti sono insorti».

- Oltre a questo ci sono altre “patologie”?

«Guardi, c'è un allevatore in particolare che aveva avuto in affitto dal Comune un bellissimo terreno, quasi 40 ettari, e non aveva mai pagato, e stiamo parlando di una morosità di circa trent'anni. Il Comune quindi ha fatto causa, e finalmente l'allevatore è stato buttato fuori da quel terreno. Quando si doveva notificare il provvedimento del tribunale di Barcellona l'ufficiale giudiziario non sapeva dove andare, e io mi sono offerto di accompagnarlo e abbiano notificato il provvedimento. Beh, io credo che ufficialmente è stato buttato fuori ma continua a usufruire di quel terreno. Io all'epoca sono andato in Prefettura e l'ho detto, “Guardate, io sto rischiando in prima persona però mi dovete aiutare, perché quello continua a stare lì”. Ora ho avviato una trattativa e spero di poter assegnare quell'appezzamento alla Forestale, perché è molto bello, si potrebbe realizzare un'area attrezzata».

- Ma c'era già qualche struttura?

«E come no, avevamo un tiro al piattello con un bar, e d'estate, la sera certe volte s'impiantava anche una discoteca».

- E com'è finita?

«L'allevatore ha aperto le porte e ha fatto invadere tutto dalle capre con la gente lì, io l'ho subito denunciato, ma non è successo niente. Insomma, dobbiamo combattere sempre con l'arroganza e la prepotenza. Ora lì al Vallon Botte è tutto bruciato, qualcuno ha appiccato il fuoco. Gliene dico un'altra? Ecco, una mattina ci siamo trovati, mi scusi il termine... le cacate delle vacche davanti al Comune. Lì ho detto basta, devo denunciare di nuovo tutto. Io non mi fermo... per dirgliene un'altra, una mattina è venuto da me un vecchiarello e si è messo a piangere, poi mi ha detto “Sindaco ma lei non può fare niente, le vacche mi hanno distrutto tutto l'orto”. Ecco, devo fare qualcosa, tutti gli orti e le coltivazioni intorno al paese, lo ribadisco, sono diventati un deserto... non è giusto... e le sottolineo ancora una volta una cosa... lì è pieno di animali che non sono censiti, c'è un grave pericolo per la salute. Ho segnalato tutto ma non è stato fatto nulla».

 

 

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