Giustizia, domani convegni a Messina e Taormina. Vermiglio (Aiga): "Intervenire sulle risorse"
Messina e Taormina al centro delle politiche giudiziarie del Paese, con tutti gli attori istituzionali seduti ad un tavolo a discutere. Per cercare di risolvere una volta per tutte le questioni in sospeso, le divergenze, le incomprensioni. Tra domani e domenica sono infatti due gli eventi di primo piano previsti in calendario. A Messina si terrà il Congresso nazionale dell'Aiga, l'Associazione italiana giovani avvocati, che è presieduta dal messinese Alberto Vermiglio. A Taormina si riuniscono tutti i penalisti italiani in Congresso straordinario, il titolo scelto è emblematico, “Imputato per sempre-Il processo senza prescrizione”, e l'organizzazione è affidata alla Camera penale “Pisani-Amendolia” di Messina, presieduta da Adriana La Manna. Tra i tanti ospiti che saranno presenti tra Messina e Taormina sono annunciati il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il vice presidente del Csm David Ermini, il presidente dell'Anm Luca Poniz. Sui temi della giustizia oggi pubblichiamo un'intervista con il presidente dell'Aiga Alberto Vermiglio, mentre domani dialogheremo con la presidente della Camera penale di Messina, l'avvocato Adriana La Manna. Presidente Vermiglio, in questi tempi di grande confusione si fa il punto a Messina. Secondo lei, visti i temi che saranno sviluppati, quale può essere il timone da adottare nella tempesta? «Credo che sia arrivato il momento di intervenire davvero sul cronico problema della giustizia, sia civile che penale, che si concretizza in tempi di durata irragionevoli e luoghi dei processi inadatti alle nuove esigenze del sistema. Per affrontare il dilemma dei tempi della giustizia si deve intervenire sulle risorse, dotando gli uffici di maggiori piante organiche, sia per i magistrati che per i dipendenti di cancelleria, e su questo il governo ha già fatto passi concreti, mentre non viene ancora affrontato in modo razionale quello delle strutture che ospitano i palazzi di giustizia, spesso poco sicuri e poco attuali rispetto alle nuove esigenze di sostenibilità che avanzano anche dalla società civile». Vi soddisfa la riforma messa a punto dal ministro Bonafede? «Alla riforma del civile e del penale abbiamo preso parte anche noi, insieme ad altri rappresentanti dell'avvocatura e della magistratura, quindi non rinneghiamo il lavoro svolto che punta soprattutto ad un miglioramento dei tempi ed alla eliminazione di alcune pratiche ormai anacronistiche». Quali sono i punti critici e quali quelli che giudicate positivi? «I punti critici nel civile sono senz'altro il rischio di una maggiore rigidità nello sviluppo degli atti che portano alle richieste istruttorie ed una fase decisionale senza sufficiente confronto tra avvocati e magistrati, mentre quelli positivi sono la riduzione di udienze ormai desuete e l'eliminazione del filtro in appello. Per il penale ci aspettavamo una maggiore spinta nella direzione della reale depenalizzazione, mentre positivi sono gli interventi di rimodulazione del sistema sanzionatorio delle contravvenzioni, potenziamento del filtro dell'udienza preliminare e rafforzamento dei riti alternativi». Il suo mandato all'Aiga. Di cosa è soddisfatto, di cosa non lo è, e cosa vorrebbe per il futuro della categoria? «Soddisfatto della positiva interlocuzione sia con la politica che con le altre anime dell'avvocatura, e del ritrovato spirito unitario all'interno della mia associazione, meno contento degli esiti delle predette interlocuzioni tenuto conto che sono passati due anni e pochi progetti intavolati sono stati portati a compimento. Per il futuro degli avvocati vorrei maggiore dignità nei compensi dei legali e maggiore attenzione alla nostra deontologia, senza falle del sistema che favoriscano gli scorretti delegittimando così tutta la categoria». L'avvocatura oggi è in crisi? «L'avvocatura, come le libere professioni in genere, non gode di ottima salute, ma la colpa è principalmente nostra perché abbiamo consentito l'esplosione dei nostri albi ed il continuo sbilanciamento verso il basso dei compensi senza garantire un reale sistema competitivo che premiasse la professionalità». E i rapporti di forza con la magistratura? «Non credo si debba parlare di rapporto di forza, quanto di reciproco rispetto, visto che siamo le due facce della stessa medaglia e gli uni senza gli altri forse non esisteremmo. Certo l'annosa questione degli avvocati nei Consigli giudiziari credo meriti un approfondimento senza preconcetti visto che nessuno ha nulla da temere dall'altra categoria». Il sottotitolo del convegno che ospiterà Messina è “Governiamo il futuro”, ma si può veramente governare o si va sempre più a tentoni? «Governare è, ahimè, un “parolone”, però come giovani permetteteci di sognare e, forse, spararla grossa. A parte le battute credo che gli unici che possono davvero governare siano i giovani perché hanno una visione prospettica a lungo raggio, visto che hanno tanta vita davanti, mentre i meno giovani si accontentano di andare a tentoni o di affrontare il presente perché il futuro lontano forse non li riguarderà». In conclusione può tracciare alcune linee di intervento che ritiene fondamentali per mettere ordine nel settore della giustizia nel nostro Paese? «Credo che le risorse siano il primo vero problema da mettere a posto, poi fatto questo si dovrebbe puntare sull'edilizia giudiziaria, annoso problema anche della nostra Messina, e non solo, con interventi che siano risolutivi e non tampone di una falla esistente; guardando poi al futuro bisognerebbe accogliere nel sistema giustizia definitivamente la tecnologia senza favorire quella o questa piattaforma per biechi interessi di corrente politica, ma scegliere un sistema integrato che renda la nostra macchina processuale al passo coi tempi e finalmente presentabile in Europa per un maggiore appeal anche agli occhi degli investitori provenienti dall'estero».