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Mafia e politica, la "galassia" Genovese a Messina: il dettaglio delle 39 condanne

A pochi giorni dalla sentenza d’appello per il processo “Corsi d’oro 2” sulla formazione professionale, arrivano altre due pesanti condanne per gli ex parlamentari Francantonio Genovese e Franco Rinaldi.

Questa volta però il contesto è diverso, anche se attiene sempre alla “galassia” dell’ex sindaco di Messina. Si tratta del maxiprocesso e dell’indagine “Matassa” gestiti dalla Distrettuale antimafia e dalla Mobile di Messina, ovvero le commistioni tra mafia, politica e criminalità organizzata in città con al centro tre campagne elettorali, smantellate da una lunga indagine della polizia nel 2016, ma che ha rappresentato anche la ricostruzione della nuova geografia dei clan cittadini, con particolare attenzione ai gruppi criminali di Camaro e S. Lucia sopra Contesse. I giudici hanno riconosciuto la sussistenza delle tre associazioni e anche quella finalizzata al voto di scambio.

La seconda sezione penale del tribunale presieduta da Mario Samperi, a conclusione di una camera di consiglio iniziata alle 10,30 del mattino e conclusa solo intorno all'una di notte, ha inflitto a Genovese 4 anni e 2 mesi, e a Rinaldi 3 anni e 4 mesi. Condannati anche gli ex consiglieri comunali Paolo David e Giuseppe Capurro, rispettivamente a 4 anni e 9 mesi, e a un anno. Quest’ultimo rispondeva solo di corruzione elettorale ed aveva registrato a suo tempo l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare da parte dei giudici del Riesame. Al boss di Camaro Carmelo Ventura sono stati inflitti 18 anni. Agli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone inflitti 11 anni e 10 anni e 4 mesi. Al medico Giuseppe Picarella inflitti un anno e 6 mesi. Complessivamante s’è trattato di 39 condanne, 6 assoluzioni totali e 2 dichiarazioni di prescrizione.

Tutte le condanne: Carmelo Bombaci, 4 anni e 6 mesi; Giuseppe Cambria Scimone, 15 anni; Giuseppe Capurro, un anno; Francesco Celona, 6 anni; Giovanni Celona, 12 anni; Vincenza Celona, 12 anni; Fortunato Cirillo 13 anni e 4 mesi; Francesco Comandè, 7 anni; Paolo David, 4 anni e 9 mesi; Andrea De Francesco, 13 anni e 4 mesi; Santi Ferrante, 16 anni; Francesco Foti, 10 anni; Gaetano Freni, 6 mesi; Francantonio Genovese, 4 anni e 2 mesi; Baldassarre Giunti, 2 anni; Mario Giacobbe, 2 anni; Lorenzo Guarnera, 13 anni e 4 mesi; Paola Guerrera , 6 mesi; Antonino Lombardo, 9 mesi; Salvatore Mangano, 13 anni e 4 mesi; Raimondo Messina, 17 anni; Massimiliano Milo, 4 anni; Rocco Milo, 4 anni; Gaetano Nostro, 20 anni, Lorenzo Papale, 6 mesi; Angelo Pernicone, 11 anni; Giuseppe Pernicone, 10 anni e 4 mesi; Giuseppe Perrello, 6 mesi; Adelfio Perticari, 13 anni e 4 mesi; Giuseppe Picarella, un anno e 6 mesi; Salvatore Pulio, 14 anni e 8 mesi; Rocco Richichi, 6 mesi; Francesco Rinaldi, 3 anni e 4 mesi; Pietro Santapaola, 3 anni e 6 mesi; Francesco Tamburella, 9 anni; Domenico Trentin, 13 anni e 4 mesi; Carmelo Ventura, 18 anni; Giovanni Ventura, 14 anni; Francesco Zuccarello, 6 mesi.

Assolti da tutte le accuse: Giuseppe Barilà, Salvatore Borgia, Orazio Manuguerra, Cristina Picarella, l’imprenditore Paolo Siracusano, Fabio Tortorella. Dichiarata la prescrizione per Vittorio Catrimi e Rosario Tamburella.

La Procura - che ieri ha espresso moderata soddisfazione per il lavoro svolto -, aveva chiesto 43 richieste di condanna, due richieste d’assoluzione e altrettante di prescrizione.

L’operazione antimafia della Dda e della Polizia chiamata “Matassa” ha coinvolto originariamente 55 persone, tutte messinesi, prevalentemente residenti nelle zone di Camaro e Santa Lucia sopra Contesse. «Il quadro prospettato tende a delineare gruppi criminali con una straordinaria capacità di infiltrarsi nelle attività economiche della città e di creare cointeressenze con la politica». È questa la definizione più pregnante dell’ordinanza di custodia cautelare per “l’aggiornamento mafioso” che l’operazione antimafia ha apportato alle conoscenze investigative della geografia dei clan cittadini. Ha “fotografato” tutto con particolare riferimento al clan capeggiato dal boss Carmelo Ventura, “mediatore” tra gli altri sodalizi criminali molto attivi soprattutto nelle zone di Camaro e Santa Lucia sopra Contesse. In particolare, sono stati ricostruiti il ruolo apicale del boss Carmelo Ventura e quello di Santi Ferrante, ritenuti al vertice della consorteria mafiosa radicata nel territorio di Camaro. L’indagine dei sostituti della Dda Liliana Todaro e Maria Pellegrino e della Squadra mobile ha anche delineato le nuove commistioni mafia-politica in città. In questa operazione sono confluite poi anche le dichiarazioni inedite di una serie di collaboratori di giustizia, che hanno delineato i nuovi assetti mafiosi della città negli ultimi anni. Trentotto, in tutto, i capi d’imputazione, tra cui una contestazione di associazione di stampo mafioso e di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere reati elettorali. Sotto i riflettori anche intrecci pericolosi tra mafia e politica, appalti, favori, assunzioni, elargizioni di denaro e perfino di semplici pacchi di pasta. Un collaudato sistema di affari e compravendita di voti. Una vera e propria “matassa” (da cui deriva il nome dell’operazione) di interessi inestricabili, con il coinvolgimento di tanti.

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