Il sindaco di Messina Cateno De Luca è stato assolto in appello nel processo per il "sacco" di Fiumedinisi. Non scatta così la sospensione da sindaco d Messina.
Conferma sostanziale della sentenza di primo grado. È questo il verdetto della Corte d'appello nel processo sul "sacco di Fiumedinisi" emesso che di fatto "salva" il sindaco di Messina Cateno De Luca.
I giudici quindi hanno sostanzialmente confermato la linea adottata dai colleghi di primo grado.
Cosa dice la sentenza
Intanto i giudici d'appello hanno rigettato l'atto d'appello del sindaco De Luca, che in sostanza chiedeva che per i reati dichiarati prescritti in primo grado il collegio entrasse nel merito, dichiarando la non colpevolezza. Ma l'atto è stato dichiarato inammissibile, e si spiega così la condanna al pagamento delle spese processuali a carico del sindaco.
I giudici sono invece entrati nel merito per un'altra posizione, che riguarda Benedetto Parisi, e in relazione a due capi d’imputazione lo hanno assolto con la formula "per non aver commesso il fatto". Sempre nei confronti di Parisi la Corte ha dichiarato inammissibile il suo atto d'appello per due capi d’imputazione (anche lui chiedeva di riconsiderare la prescrizione e pronunciare sentenza assolutoria). Il "conferma nel resto" che i giudici scrivono in sentenza è in pratica la conferma delle assoluzioni e delle dichiarazioni di prescrizione che riguardano tutti gli imputati, e erano state pronunciate nel verdetto di primo grado.
De Luca in primo grado registrò assoluzioni e dichiarazioni di prescrizione dalla seconda sezione penale del tribunale. L'assoluzione fu decisa con la formula "perché il fatto non sussiste".
Era accusato originariamente di tentativo di concussione, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Fu quindi assolto dall'accusa di abuso d’ufficio e falso, e fu dichiarata prescritta la tentata concussione, perché riqualificata in induzione indebita.
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