Dovrebbe arrivare in tarda mattinata il verdetto del processo d'appello sul "sacco di Fiumedinisi", che coinvolge il sindaco di Messina Cateno De Luca, con il rischio di una eventuale sospensione dalla carica di primo cittadino, se dovesse essere condannato per tentata concussione, in base alla legge Severino. Il sindaco De Luca è già seduto in aula, in attesa del verdetto, stringe in mano il rosario, ha messo le cuffiette collegate al telefono, a quanto pare sta ascoltando alcune preghiere. È molto devoto a Papa Giovanni Paolo II. Con lui i familiari e uno dei suoi legali, l'avvocato Tommaso Micalizzi, che lo assiste insieme al prof. Carlo Taormina. I due difensori nel corso delle loro arringhe, all'udienza scorsa, hanno cercato di "smontare" pezzo per pezzo la teoria dell'accusa soprattutto su due concetti: l'insussistenza del reato di tentata concussione, e la valenza del progetto denominato Contratto di quartiere, che prevedeva una serie di opere di riqualificazione a Fiumedinisi. Quattro anni e quattro mesi di reclusione. È stata questa la richiesta del sostituto procuratore generale Adriana Costabile, ad aprile, per De Luca. Il magistrato dell'accusa alla fine della sua requisitoria ha sollecitato poi la condanna del fratello del primo cittadino, Tindaro De Luca, a 3 anni e 8 mesi di reclusione, e la condanna a 2 anni e 8 mesi per l'allora presidente della Commissione edilizia del centro ionico, Benedetto Parisi. Dopo la sentenza “spartiacque” del primo grado tra assoluzioni e dichiarazioni di prescrizione dei reati, oltre all’attuale sindaco di Messina Cateno De Luca, coinvolto però come ex primo cittadino del centro ionico, il processo vede imputate altre sette persone (le qualifiche sono riferite all’epoca dei fatti, siamo nel 2011): il fratello Tindaro (detto Gino), il funzionario del Comune di Fiumedinisi Pietro D’Anna, il presidente della Commissione edilizia Benedetto Parisi, Giuseppe Bertino (componente della giunta municipale di Fiumedinisi), Salvatore Piccolo (giunta comunale), Grazia Rasconà (vicesindaco di Fiumedinisi) e Gregorio Coppolino. Si tratta solo di una parte degli imputati del processo di primo grado, che erano in tutto diciassette. Il sostituto Pg Costabile ad aprile scorso ha richiesto solo tre aggravamenti della pena rispetto alla sentenza di primo grado, con la riqualificazione di alcuni capi d’imputazione contestati. De Luca in primo grado registrò assoluzioni e dichiarazioni di prescrizione dalla seconda sezione penale del tribunale. L'assoluzione fu decisa con la formula "perché il fatto non sussiste". Era accusato originariamente di tentativo di concussione, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Fu quindi assolto dall'accusa di abuso d’ufficio e falso, e fu dichiarata prescritta la tentata concussione, perché riqualificata in induzione indebita. Alla lettura della sentenza di primo grado ci fu un vero e proprio "boato", tra le urla delle decine di persone che stavano dentro e fuori dall'aula del tribunale. Il procedimento per cui è sotto processo De Luca venne originato da un'inchiesta della Procura di Messina per presunti reati commessi tra il 2004 e il 2010 all'interno di un programma di opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell'occupazione, il Contratto di quartiere II, a Fiumedinisi, comune di cui era sindaco. De Luca per questa vicenda venne anche arrestato nel giugno 2011.