Assolti in primo grado e condannati in appello i fiancheggiatori del clan Lo Duca di Messina
Cambia completamente in appello lo scenario giudiziario di un troncone dell’operazione antimafia “Anaconda”, sui fiancheggiatori del clan Lo Duca a Provinciale di Messina. Nell’aprile del 2016 furono assoluzioni mentre invece, ieri, a tarda sera, in appello, sono state decise cinque pesanti condanne e la conferma di due assoluzioni. Per un’inchiesta della Dda e della Mobile che risaliva addirittura al 2005. Un processo - scrive la Gazzetta del Sud in Edicola - che nasceva da un’indagine della Squadra mobile che smantellò l’intera “famiglia”, grazie anche alle rivelazioni del superpentito “Alfa”, l’imprenditore Antonino Giuliano. Questo troncone processuale riguardava Giuseppe Crupi, residente al villaggio Santo, all’epoca consigliere del V Quartiere nel gruppo dell’Udc, fu sospeso poi dal partito per questa vicenda; Giorgio Davì, del rione Mangialupi; Luigi Mancuso, residente al rione Gravitelli; Celestina Martino, residente a San Licandro, che per un periodo fu segretaria dell’imprenditore Giuliano; Domenico Bellantoni, di S. Margherita; Michele Gallo, di Villafranca Tirrena; Maria Grazia Giacobbe, del rione Aldisio. Ecco le cinque condanne decise dal collegio presieduto dal giudice Maria Celi: a Giuseppe Crupi, 4 anni di reclusione; a Luigi Mancuso, Domenico Bellantoni e Michele Gallo, 7 anni e 6 mesi; a Giorgio Davì, 6 anni e 6 mesi. Sentenza assolutoria di primo grado confermata invece, per Celestina Martino e Maria Grazia Giacobbe.