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Dolci di... Cosa nostra, polemica a Taormina
 

«Quei dolci esistono da 30 anni, li hanno mangiati e apprezzati anche i Capi di Stato come Bill Clinton, il re di Spagna e la regina di Inghilterra. Siamo siciliani onesti e non abbiamo mai voluto speculare in nessun modo. Noi siamo contro la mafia, senza se e senza ma». Così Roberto Chemi, detto “Il mago dei cannoli”, titolare a Taormina di una pasticceria, commenta la polemica che si è scatenata in queste ore sulla presenza nella sua vetrina di dolci chiamati i “Mafiosi al pistacchio” e “Cosa nostra alle mandorle”. Una scelta che ha suscitato la protesta di chi ha ritenuto che si tratti di un espediente per attirare l'attenzione di turisti e clienti.

I “Mafiosi al pistacchio” sono ricoperti da mandorle intere all'esterno e all'interno con un cuore di pura pasta di pistacchio. “Cosa nostra alle mandorle” è invece l'appellativo riservato ad alcuni dolcetti tipici della tradizione siciliana.

«Siamo amareggiati e dispiaciuti perché non c'è mai stato nessun intento speculativo da parte nostra - spiegano Roberto Chemi e la figlia Erika -. Con quei nomi ai nostri dolci vogliamo anzi esorcizzare il male e dare un messaggio positivo. Già dal 1989 li esponiamo con questi nomi ma nessuno si era mai scandalizzato. Come mai adesso tutto questo clamore? Abbiamo avuto recensioni positive in tutto il mondo e nessuno si era mai lamentato». «La nostra pasticceria - continua Roberto Chemi - è in attività dal 1989, quando venne fondata da papà Michele che negli anni 60 era capo pasticcere in un hotel prestigiosissimo. Il suo impegno è stato portato avanti da me con tanti sacrifici e oggi assieme ai miei figli. Da noi sono venute le tv tedesca, inglese, francese e araba e australiana. Dopo 30 anni qualcuno strumentalmente ha voluto montare questa polemica. Chiunque sia stato, lo invito personalmente a venire da noi e a mangiare e a vedere la trasformazione del pistacchio e della mandorla che piace tanto ai turisti di tutto il mondo. Certamente non lo abbiamo fatto per avere visibilità».

«La famiglia Chemi è parte della tradizione pasticcera siciliana e porta lustro alla città. Sono sicuro che quei nomi non intendevano offendere nessuno, ma è giusto rispettare la memoria di tante vittime e la sensibilità del popolo siciliano. Quindi è giusto cambiare quei nomi» - così il sindaco di Taormina Mario Bolognari -.

 

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