E' tornato poco fa in carcere, in questo caso a Roma-Rebibbia, l'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, coinvolto nel "sistema Siracusa", che accusato di corruzione in atti giudiziari dalla Procura di Messina ha già patteggiato la pena di 5 anni di reclusione, con la fuoriuscita dalla magistratura. Proprio questo patteggiamento, divenuto definitivo dopo la dichiarazione di inammissibilità del suo ricorso decisa dalla Cassazione il 1° luglio scorso, lo ha fatto tornare oggi in cella, per una serie di calcoli sulla sua carcerazione preventiva e sulla detenzione domiciliare.
L'ex pm Longo è anche il principale accusatore dell'ex presidente dell'Anm Luca Palamara nell'inchiesta di Perugia sulle nomine al Csm, e di recente è stato sentito come "persona informata sui fatti" a Milano per l'inchiesta sul falso complotto Eni. Domani sarebbe dovuto comparire a Messina come imputato nell'ultimo troncone d'inchiesta aperto a Messina per il "sistema Siracusa". Si tratta dell’ultima indagine in ordine di tempo, quella per corruzione in atti giudiziari che nel febbraio scorso aveva portato agli arresti domiciliari il top manager Ezio Bigotti, e anche il tecnico petrolifero Massimo Gaboardi. In questa indagine della Guardia di Finanza di Messina, risulta coinvolto anche il consulente siracusano Vincenzo Ripoli, che deve rispondere di corruzione in atti giudiziari.
Bigotti è stato coinvolto dalle dichiarazioni degli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che hanno continuato in questi mesi a vuotare il sacco, e probabilmente non hanno ancora finito, raccontando del sistema di corruzione che avevano creato, "esportandolo" poi da Siracusa in tutto il Paese, fino ai più alti vertici istituzionali.
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