C'è un altro indagato eccellente nell'inchiesta sul "sistema Siracusa" gestita dalla Procura di Messina retta da Maurizio De Lucia, che s'è ormai allargata a tutta Italia. Ed è un altro magistrato.
Si tratta dell'attuale procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo, che è stato iscritto nel registro degli indagati dai magistrati di Messina con l'ipotesi di reato di abuso d'ufficio. Di lui ha parlato in un verbale l'avvocato Piero Amara, il regista del "sistema Siracusa", che ha raccontato di aver inviato a Trani, quando Capristo era a capo di quella procura, uno degli esposti anonimi che sarebbero dovuti servire ad inscenare il falso complotto ai danni dell'Eni, per sviare le "vere" indagini di Milano sul colosso petrolifero.
L'abuso d'ufficio contestato a Capristo si sarebbe concretizzato secondo i magistrati di Messina proprio con l'invio del fascicolo "strumentalmente" da Trani a Siracusa e non alla Procura di Milano, che in quel periodo stava indagando su tutta la vicenda Eni.
Secondo quanto ha riferito l'avvocato Amara ai magistrati messinesi lui conosceva bene Capristo. Un esposto anonimo dello stesso tenore Amara lo inviò all'epoca alla procura di Siracusa dal suo "amico", ora ex pm, Giancarlo Longo. E proprio l'ex pm, che ha patteggiato la pena di 5 anni di reclusione nell'ambito del processo aperto a Messina, chiese al collega Capristo l'invio degli atti al suo ufficio. Atti che vennero in effetti inviati da Trani a Siracusa.
"Sono stato già interrogato dai colleghi di Messina - ha spiegato Capristo all'Ansa - e ho rappresentato loro la correttezza del mio operato". "Quando giunsero gli anonimi a Trani - ha aggiunto - furono assegnati a due sostituti che si occuparono dei doverosi accertamenti sulla loro fondatezza". "Successivamente - ha rilevato - venne formalizzata una articolata richiesta del fascicolo dal Pm di Siracusa. La richiesta fu analizzata dai due Pm che con apposita relazione mi rappresentarono che gli atti potevano essere trasmessi. Vistai la relazione e disposi la trasmissione del fascicolo al Procuratore di Siracusa. Nessuno poteva immaginare all'epoca alcun preordinato depistaggio".
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