Un'altra drammatica storia di violenze e sopraffazioni tra le mura domestiche. Ancora una donna maltrattata, aggredita e persino derubata. Un marito tanto prepotente quanto manesco arrestato dai carabinieri del Nucleo radiomobile.
Sono i tratti salienti di una vicenda che ha visto come protagonista un trentaquattrenne messinese. I fatti vengono sintetizzati nei capi d'imputazione formulati dal pubblico ministero Antonio Carchietti. L'uomo ha sottoposto la consorte «ad aggressioni fisiche» mediante «calci, pugni, spinte e micro-ustioni provocate con una sigaretta». Non risparmiandole «reiterati insulti», «minacce di lesioni gravissime e di morte», in un caso, addirittura, «impugnando un martello e un coltello da cucina», dopo «aver buttato dell'acido in tutta la casa» e avvertito la persona offesa che le avrebbe dato fuoco. Non mancavano, poi, «reiterate richieste di denaro» e «calci alla porta d'ingresso dell'abitazione della vittima».
Il 34enne, infatti, deve anche rispondere di furto, in quanto si è introdotto nell'abitazione della malcapitata e si è impossessato di «un anello d'oro custodito all'interno di un comò, un telefono cellulare in uso alla persona offesa e 150 euro in denaro contante custoditi nella borsa della donna».
Il 34enne è stato arrestato venerdì mattina. Gravi, anzi gravissime le intimidazioni rivolte dal marito alla donna durante scatti d'ira: «Mi devi dare i documenti perché ti taglio a pezzi e ti brucio la macchina! Oggi mi faccio portare a Gazzi... non me ne vado qui senza il mio documento... ti spaccu tutta e ti sbennu... i tuoi parenti ti possono piangere dietro le porte del cimitero...».
Ieri pomeriggio, a Palazzo Piacentini, l'indagato, difeso dall'avvocato Pietro Venuti, è comparso di fronte al giudice monocratico Valeria Curatolo, che ha convalidato l'arresto dei militari dell'Arma e disposto la misura di massimo rigore.
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