«Questa è la storia di una famiglia che vive in baracca a Messina». La lettera, firmata dal signor Vincenzo B., era di qualche anno fa, pubblicata sul sito dell'associazione “Progettomessina”. "Accudisco mia madre, notte e giorno, da dodici anni, da quando cioè ha dovuto subire un trapianto di cuore e ora che è costretta alla dialisi, i disagi di vivere in una baracca si moltiplicano ogni giorno di più. Mia madre vive qui dentro da 35 anni, questa è la sua casa di sempre, qui ha nutrito speranze che non fosse la sua dimora di sempre, qui si è illusa che qualcuno prima o poi le assegnasse un alloggio più umano e ora, che la malattia la sta pian piano spegnendo, sento di dovermi fare portavoce del suo dolore. Sento l'assoluta necessità di lottare perchè mia madre viva gli ultimi anni della sua vita al riparo dall'umidità e lontano dai topi. Sento il bisogno di rendere giustizia a mio padre, deceduto 15 anni fa con il desiderio di avere una casa vera". A scrivere queste parole è stato un residente di via Salandra-Case D'Arrigo, componente di una delle 31 famiglie censite negli anni Novanta, all'interno dell'ambito D, assieme a Fondo Saccà, San Raineri e Maregrosso. Ebbene, a distanza di tanto tempo, decenni di vana attesa, ieri in Commissione è passata la modifica alle priorità del Risanamento, con l'inserimento tra le priorità proprio delle Case D'Arrigo. Non proprio una volontà politica ma un atto obbligato: infatti, queste costruzioni fatiscenti, non baracche vere e proprie ma neppure case, dovranno essere demolite nelle prossime settimane per fare spazio alla nuova strada che collegherà, tramite la ristrutturata via Don Blasco, lo svincolo di Gazzi con il molo Norimberga. Un atto indispensabile, che dovrà essere votato dal Consiglio, per consentire alle famiglie delle Case D'Arrigo l'ingresso in nuove dignitose abitazioni. Leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – edizione Messina in edicola oggi.