Niente e nessuno potrà restituire ai propri cari Tonino Currò, il tifoso del Messina ucciso dai sostenitori del Catania, durante un derby allo stadio “Celeste”. Ma a 18 anni di distanza, la vicenda torna alla ribalta: quella morte si poteva evitare, ad esempio, se la barriera di separazione tra il settore ospiti e la curva nord, dove si trovava il ragazzo originario di Rometta, avesse avuto determinate caratteristiche.
Lo ha stabilito il giudice della I Sezione civile Mauro Mirenna, che ieri ha condannato la Lega Calcio, responsabile dell'organizzazione della partita di calcio, l'Fc Messina Peloro, che aveva in gestione l'impianto sportivo, e il Comune di Messina, “titolare” dello stadio, a risarcire i danni in favore dei familiari di Tonino Currò, difesi dall'avvocato Giuseppe Laface.
Riconosciute l'inefficienza e l'inadeguatezza della barriera costruita così come imposto dalla Commissione prefettizia di sicurezza e vigilanza. La struttura non evitò che l'ordigno lanciato da un ultrà etneo colpisse il povero Tonino. Il ventitreenne spirò dopo due settimane di coma.
In sede penale, l'indagine sul decesso del tifoso, cui è stata intitolata la curva nord dello stadio “Celeste”, è stata archiviata. Non è stato infatti possibile individuare con certezza l'identità di chi scagliò la bomba carta.
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