Nuovo capitolo del processo scaturito dall’operazione antimafia “Beta”. Davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Messina, presieduta dal giudice Silvana Grasso, esame e controesame dei collaboratori di giustizia catanesi Santo La Causa e Giuseppe Mirabile, insieme al barcellonese Santo Gullo. Domande sotto forma di solo esame, invece, per l’altro collaboratore di giustizia barcellonese Carmelo Bisognano, il cui riesame è stato fissato il prossimo 17 aprile. Tutti i testi hanno sostanzialmente ribadito quanto già dichiarato tempo fa sugli stretti rapporti tra i clan etnei e quello dei Santapaola nel periodo a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila. Sostanzialmente, non sono emerse novità rispetto a quanto emerso in sede di indagine poi sfociate nel blitz che svelò gli affari del gruppo messinese dei Romeo. La prossima udienza si terrà il 26 marzo, data in cui sarà trattata la posizione dell'avvocato Andrea Lo Castro, sentendo in videoconferenza gli stessi quattro testi Bisognano, Mibaile, Gullo e La Causa. Durante l’udienza di ieri, impegnati per l’accusa i sostituti procuratori della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco. L’indagine “Beta”, condotta dai carabinieri del Ros e coordinata a suo tempo dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, è sfociata, nell’estate 2017, in 30 arresti. Svelata la presenza di una costola di Cosa nostra etnea a Messina, sovraordinata ai gruppi mafiosi operanti nella provincia, che si avvaleva dell’attività di professionisti, imprenditori e funzionari pubblici per gestire lucrosi affari. Il reato di associazione mafiosa contestato a Francesco Romeo, Vincenzo Romeo, Benedetto Romeo, Pasquale Romeo, Pietro Santapaola, Vincenzo Santapaola, Antonio Romeo, Stefano Barbera, Biagio Grasso, Giuseppe Verde, N.L. e Marco Daidone. Avrebbero creato e mantenuto in piedi fino al settembre 2015 un’organizzazione promossa da Francesco Romeo e diretta da Vincenzo Romeo collegata al clan Santapaola-Ercolano di Catania, attiva in estorsioni, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, frodi informatiche, gioco d’azzardo illegale e trasferimento fraudolento di beni, corse dei cavalli.