Mafia, fissato il 17 aprile il processo d'appello bis per l'avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi
Si aprirà il prossimo 17 aprile il processo davanti alla Corte d'appello di Reggio Calabria per il boss barcellonese Rosario Pio Cattafi. A ben due anni di distanza dalla decisione della Cassazione che annullò la sua condanna per l'operazione antimafia "Gotha 3". All'epoca la Cassazione scrisse: "... annulla la condanna limitatamente al reato di cui all’art. 416 bis e dispone sul punto il rinvio dinanzi alla Corte d’appello di Reggio Calabria, eventualmente anche per il trattamento sanzionatorio”. Per capire quindi se l’avvocato barcellonese è stato un mafioso dagli anni ’70 fino al 2000 servirà il processo a Reggio Calabria. Nel 2017 la Cassazione decise sul troncone dell’operazione antimafia “Gotha 3” che riguardava oltre a Cattafi anche il boss per lungo tempo al vertice della “famiglia” Giovanni Rao, e il “cassiere” di Cosa nostra barcellonese Giuseppe Isgrò. Per loro due, con il rigetto dei ricorsi difensivi, le condanne d’appello decise a Messina nel novembre del 2015 diventarono definitive: 5 anni e 8 mesi per Rao, 7 anni e 6 mesi per Isgrò. Per Cattafi invece i giudici della V sezione penale dichiararono inammissibile il ricorso della Procura generale. E questo significò che cadeva definitivamente il ruolo di “capo” della mafia barcellonese che gli era stato attribuito dall’accusa. Poi stabilirono che bisognava rifare tutto in relazione alla condanna decisa dalla Corte d’appello di Messina per la sua appartenenza all’associazione mafiosa barcellonese solo fino al 2000, statuendo cioè che dopo quella data non c’erano elementi sufficienti a supporto dell’accusa. In appello, a Messina, la condanna era stata ridotta a 7 anni rispetto ai 12 inflitti in primo grado nel dicembre 2013. E i giudici di secondo grado avevano rapportato la condanna per la sua appartenenza a Cosa nostra barcellonese solo fino all’anno 2000, non oltre. La Cassazione con la sua decisione (“... limitatamente al reato di cui all’art. 416 bis...”), rese però definitiva la “parte” di condanna comminata a Cattafi per l’altro capo d’imputazione contestato in “Gotha 3”, cioè la calunnia a danno dell’avvocato Fabio Repici e del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. Accanto alle accuse della prima ora s’era infatti aggiunta in corso d’opera una contestazione suppletiva, in relazione a un esposto presentato nel luglio 2011, a un verbale di sommarie informazioni rese ai Ros nell’ottobre 2011, e infine a un interrogatorio del luglio 2012; atti in cui accusò falsamente Repici di aver determinato la collaborazione di Bisognano, per indurre l’ex capo dei Mazzarroti a rilasciare dichiarazioni accusatorie nei suoi confronti.