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Evasione fiscale e reati economici, a Messina un patto tra Procura e Finanza

Una spinta alla collaborazione istituzionale per contrastare i reati economici. E’ questo l’obiettivo del protocollo di intesa siglato oggi dal procuratore della Repubblica di Messina, Maurizio De Lucia, dal colonnello Vincenzo Tomei, comandante provinciale della Guardia di finanza di Messina, e dal direttore regionale della Sicilia dell’Agenzia delle entrate, Pasquale Stellacci.

L’accordo, che segue quelli siglati presso le procure di Agrigento, Catania, Enna e Ragusa, mira a intensificare il dialogo tra procura, Agenzia e Guardia di finanza, semplificando le reciproche attività riguardanti illeciti tributari di rilevanza penale allo scopo di contrastare efficacemente l’evasione fiscale e i reati tributari in materia di imposte sui redditi e Iva.

L’intesa prevede, infatti, flussi comunicativi più rapidi, attraverso l’uso di procedure informatizzate, l’integrazione delle notizie di reato con eventuali sopravvenute informazioni, il costante aggiornamento sugli sviluppi e sugli esiti dei procedimenti penali per reati tributari, per reati che abbiano prodotto proventi illeciti sottoponibili a tassazione o che implichino costi e spese non deducibili. Un ulteriore punto di forza del protocollo è costituito dalle novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 in materia di redditi derivanti da attività penalmente illecite.

In particolare, nei casi in cui la magistratura inquirente, nell’ambito di proprie indagini, venga a conoscenza dell’avvenuto conseguimento di profitti o vantaggi illeciti, informerà tempestivamente, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate per il conseguente recupero delle somme evase, ovvero la Guardia di finanza, qualora fossero necessari ulteriori approfondimenti di indagini.

Grazie alle procedure elaborate e formalizzate attraverso l’accordo di collaborazione, sarà possibile garantire ulteriormente la tutela degli interessi erariali attraverso più incisive procedure operative che consentiranno di assicurare alla giustizia, attraverso l’applicazione di misure cautelari del credito quali il sequestro e la successiva confisca per equivalente, le somme sottratte dalle casse del Fisco.

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