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Omicidio del vigile del fuoco Scipilliti a Roccalumera, ergastolo per gli "amanti diabolici"

Fabrizio Ceccio e Fortunata Caminiti

Ergastolo. È questo il verdetto per gli "amanti diabolici" al processo per l’omicidio di Roberto Scipilliti, il vigile del fuoco di Roccalumera ucciso il 5 gennaio del 2017  e trovato cadavere alcuni giorni dopo nelle campagne di Rina, una contrada di Savoca, centro ionico del Messinese.

La Corte d'assise ha deciso il carcere a vita per Fabrizio Ceccio e Fortunata Caminiti, accusati di omicidio premeditato, occultamento di cadavere, detenzione illegale di armi, falsità materiale e sostituzione di persona. Una storia poco chiara di un prestito non restituito dalla vittima e interessi economici in comune.

La pena massima era stata chiesta anche dall'accusa, il pm Antonella Fradà, che a suo tempo aveva ricostruito l'intera vicenda con dati investigativi e filmati. Diverse le tesi prospettate dalle difese: per l'avvocato Salvatore Silvestro, difensore di Ceccio, il suo assistito addirittura non era con la Caminiti al momento dell'omicidio, e lo proverebbero le telefonate intercorse tra i due in quei frangenti, captate dai carabinieri.

Il processo ha registrato anche un clamoroso colpo di scena prima della fine: la Caminiti, che è assistita dall'avvocato Katia Veneziani, prima che giudici e giurati entrassero in camera di consiglio aveva raccontato la sua verità ribadendo l'assenza di Ceccio sul luogo dell'omicidio, con una drammatica testimonianza finale. La Corte d'assise ha anche stabilito il risarcimento per i congiunti di Scipilliti, parte civile del procedimento, assistiti dall'avvocato Antonio Roberti.

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