S’è discolpato parlando a lungo da un letto d’ospedale. Davanti al gip Salvatore Mastroeni, Michele Spina, indagato e arrestato per l’operazione antimafia “Beta 2”, ieri mattina ha parlato a lungo della sua posizione nell’ambito dell’inchiesta che ha smantellato la famiglia mafiosa dei Romeo-Santapaola. All’interrogatorio di garanzia - Spina è ricoverato e piantonato -, c’erano anche i sostituti della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco che hanno coordinato l’inchiesta dei carabinieri del Ros, e il suo difensore, l’avvocato catanese Pierfrancesco Continella.
Secondo quanto ha dichiarato il pentito Biagio Grasso, Spina è stato per lungo tempo l’interfaccia del gruppo nel settore del gioco d’azzardo: «... nella parte dei giochi è presente anche Spina Michele, nipote di Scuto Sebastiano. Il Romeo aiutò Spina trovando circa 3 milioni di euro, con l’aiuto della criminalità pugliese se non ricordo male Di Lorenzo o De Lorenzo di Lecce, e altri collegamenti con la Sacra corona Unita. Il Romeo trovò il denaro in contanti, come riferitomi dallo stesso e confermatomi dallo Spina».
Grasso ha poi accostato la figura di Spina a quella di un altro indagato, il milazzese Sergio Chillè: «... nell’ambito dei giochi Spina aveva l’aiuto di Chillè Sergio, dipendente della Camera, originario di Milazzo, il Chillè era in rapporto con soggetti di An, in particolare con un sottosegretario. Il Chillè lavorava nella segreteria dell’on. La Russa».
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