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Messina, l’architetto e le infiltrazioni della mafia negli uffici pubblici

Un professionista a disposizione dei clan. Un dipendente del Comune di Messina pronto a “dare una mano”. È netto il profilo dell’architetto Salvatore Parlato - come ricostruito nella pagine della Gazzetta del Sud oggi in edicola - tracciato dal gip Salvatore Mastroeni nell’ordinanza dell’operazione “Beta 2”, che nei giorni scorsi ha portato ad otto arresti da parte dei carabinieri nei confronti del clan Romeo-Santapaola.

Sono otto le persone finite in carcere: Antonio Lipari, 41 anni, nato a Messina; Salvatore Lipari, 44 anni, nato a Messina; Giuseppe La Scala, 50 anni, nato a Messina; Giovanni Marano, 46 anni, nato a Catania; Michele Spina, 46 anni, nato ad Acireale; Ivan Soraci, 42 anni, nato a Messina; Maurizio Romeo, 37 anni, nato a Messina; Salvatore Parlato, 62 anni, nato a Francofonte.

In particolare Parlato, secondo gli investigatori, sarebbe intervenuto per favorire i boss nell’ambito dell’acquisto di alloggi da affittare ai 95 messinesi che hanno lasciato le baracche di Fondo Fucile.

Intanto ieri, dopo gli otto arresti di lunedì, è iniziata la tornata degli interrogatori di garanzia per gli indagati davanti al gip Salvatore Mastroeni, il magistrato che ha siglato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta dei sostituti della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco, i due magistrati che hanno coordinato l’indagine dei carabinieri del Ros.

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