Una busta con un proiettile calibro 7.65 nella buca delle lettere con un biglietto molto esplicito. La sua auto incendiata in piena notte e in pieno centro, a piazza Antonello, una sera d’estate, era luglio. Solo due puntate di una persecuzione senza respiro alla maestra di suo figlio, solo perché si era “azzardata” a proporre l’insegnante di sostegno per il ragazzino, che evidentemente aveva bisogno di un supporto per andare avanti.
Un gesto concreto d’aiuto per il bene dell’alunno interpretato invece al contrario come “un’offesa” da lavare con la benzina e le fiamme.
E adesso c’è il carcere davanti alla vita di G.C., 32 anni (pubblichiamo solo le sue iniziali per tutelare il ragazzino), incastrato dai carabinieri della stazione di Camaro Superiore dopo due mesi d’indagine, e arrestato ieri con le accuse di atti persecutori e danneggiamento seguito da incendio.
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