La riunione del CdA è finita tardi al Rettorato, erano le tre passate di un pomeriggio d’agosto molto caldo. E uno degli argomenti all’ordine del giorno, ieri, era “l’argomento”, ovvero gli svariati casi di plagio dai libri del prof. Giuseppe Amoroso effettuati dal suo allievo Dario Tomasello, in atto associato di Letteratura italiana contemporanea. Il “verdetto” è netto: il CdA dell’ateneo ha accolto la proposta del Collegio di disciplina, che aveva recepito una richiesta del rettore Pietro Navarra, e ha sospeso per un anno il prof. Tomasello. È l’ennesima puntata di una lunga storia di libri “scopiazzati” che non è ancora giunta alla conclusione e che, come dimostrano gli atti, ha avuto perfino alcuni passaggi perlomeno “oscuri” consumati al Miur. Torniamo indietro, vale la pena ricostruire tutto. Nel febbraio del 2014 il rettore Pietro Navarra riceve la denuncia del prof. Giuseppe Fontanelli («solo per amore di verità, io non posso mentire a me stesso»), e la trasmette al Miur e alla magistratura. È proprio il prof. Giuseppe Fontanelli, anch’egli allievo del prof. Amoroso, ad accorgersi del “saccheggio letterario” compiuto da Tomasello tra le pagine dei libri del suo maestro. Questo mentre i due docenti, Fontanelli e Tomasello, partecipano al cosiddetto “Concorsone” per l’abilitazione nazionale. L’esito di quella valutazione è ormai noto: con la sua produzione “copiata” Tomasello ottiene l’abilitazione a professore ordinario nel settore Letteratura italiana contemporanea mentre il prof. Fontanelli, con una produzione in “originale” e di alto livello, non la ottiene («La cultura ha operato una pagina vergognosa»). A questo punto il Miur, più volte sollecitato dall’Università di Messina, riconvoca ad ottobre 2015 la Commissione che aveva concesso l’abilitazione. La Commissione si riunisce a dicembre 2015 e concorda all’unanimità che è sostanzialmente decorso il proprio termine di validità biennale, quindi è decaduta, e quindi non può, né deve, rivedere il proprio giudizio sul candidato. L’abilitazione viene quindi confermata, però – ed è proprio questo uno dei passaggi “oscuri” della vicenda –, senza che la Commissione stessa riesamini gli atti, quindi senza che abbia espresso un giudizio di merito sull’esposto. Passano i mesi e il Miur ad inizio 2016 informa il rettore Navarra che la Commissione per l’abilitazione non ha modificato il giudizio su Tomasello, ma al contempo «si riserva di acquisire altri pareri». A febbraio 2016 il Miur nomina una nuova Commissione tecnico-scientifica, che è presieduta addirittura dal prof. Tullio De Mauro, e composta dagli altrettanto noti docenti Luca Serianni e Anna Dolfi. La Commissione si riunisce, esamina tutto, ed evidenzia la presenza di «ricopiature» nei testi di Tomasello (nell’altro articolo pubblichiamo in esclusiva il giudizio integrale). Arriviamo a marzo 2016 quando il sottosegretario all’Istruzione Toccafondi risponde a un’interrogazione parlamentare dell’on. Francesco D’Uva del M5S. E alla Camera viene fuori la verità, cioé che la precedente Commissione già decaduta, in sostanza non aveva confermato un bel niente, ma “semplicemente” aveva sostenuto, appunto, d’essere decaduta. A maggio del 2016 il rettore Navarra riceve dal Miur la relazione della Commissione tecnico-scientifica presieduta dal prof. De Mauro, e avvia il procedimento disciplinare chiedendo la sospensione di 12 mesi, la pena sospensiva massima applicabile, del prof. Tomasello. Questo ovviamente è il piano amministrativo della vicenda, perché rimane aperto il profilo penale con un’inchiesta che, a quanto pare, è radicata a Roma per competenza territoriale. E rimane da capire un’ultima cosa, ovvero se il Miur interverrà per revocare o meno l’abilitazione al prof. Tomasello, ottenuta con le «ricopiature».